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Archive for the ‘Muzika’ Category

Coma Stereo

September 30th, 2010 Comments off

A volte i gruppi più interessanti ti capita di scoprire per puro caso, andando in un posto dove c’è un live inaspettato o cliccando su un link spinto dalla curiosità verso un nome o una copertina. Questa volta mi arriva l’invito su facebook per un festival che si terrà a Subotica all’inizio di novembre, al quale ovviamente non ci potrò andare, e mi trovo un elenco con una sfilza di nomi che hanno tutti l’aria di avere a che fare con il post-rock, elettronica sperimentale o quelle cose un po’ “arty” un po’ intellettualoidi. Scorro l’elenco e l’occhio mi cade sui Coma Stereo, clicco il link che rimanda alla pagina MySpace senza troppe aspettative, perché temo già qualcosa di rumoristico e palloso che può ascoltarsi solo chi lo fa, invece riconosco subito le sonorità che ricordano “space” e “kraut” rock. Le atmosfere solitarie dei viaggi interstellari, i suoni che evocano i pensieri di un’androide o le immagini da un pianeta sul quale stanno sorgendo le prime forme di vita, queste sono le prime cose che vengono in mente ascoltandoli. Dalla cover dell’album si direbbe che l’ispirazione del gruppo arriva più dalla fantascienza degli anni settanta che non dalle cose più contemporanee. Personalmente mi viene in mente Stanislav Lem, e ci scometto che uno di loro è un fan.

Il loro album “Transgalactica” è liberamente scaricabile sotto una licenza creative commons dal sito della band. Ecco invece un video dal vivo.
http://vimeo.com/13161031

Balkan Rock al Barattolo

April 19th, 2010 Comments off

idoliMi è capitato poche volte di mettere la musica yu-rock dal vivo, durante qualche festa o concerto. Non essendo un dj, in quelle rare occasioni ho sempre fatto dei frullati piuttosto bizzarri in cui mischiavo, con poco criterio, il vecchio e il nuovo, l’elettronica e il rock. Mi incuriosisce comunque vedere le reazioni, dal momento che la maggioranza degli ascoltatori di solito si aspetta qualcosa di molto “balcanico”, alla Bregovic o Gogol Bordello, per intenderci. Penso che questi esempi non rispecchino bene quello che era il rock jugoslavo, cristallizzando l’idea di un variegato scenario musicale, ad un immagine  esclusivamente folkloristica dei rural-rockers di un paese immaginario. Non per affermare che non ci sono queste contaminazioni, a volte volutamente kitsch e grottesche come nel caso di Rambo Amadeus, in altri casi più prossime alla world music dei Leb i Sol, ma perché sono esistite molte altre sonorità e correnti, originali o meno, ma che si scostavano da qualsiasi eredità tradizionale.

Qualche sera, durante un’aperitivo, ho messo la musica al centro sociale Barattolo e con sorpresa l’unica richiesta di delucidazioni su un gruppo mi è arrivata da un ragazzo che ha sentito “Odbrana” degli Idoli, pezzo  new wave del 1982,  dalle tinte synth-pop e ritmo in levare. Nulla a che fare con il sound orientaleggiante e cacciarone di cui parlavo prima, se non per il concetto e l’estetica dell’album, che utilizza in chiave pop alcune immagini dell’arte religiosa bizzantina. Ecco il brano:

http://www.youtube.com/watch?v=w4ATm2uXWcA

Elektricni Orgazam

March 17th, 2010 7 comments

Recentemente la RTS (radio televisione serbia) ha trasmesso un documentario a più puntate sulla “new wave” jugoslava, all’interno di un programma che si chiama “Robna Kuca”. E’ tempo di retrospettive anche da quelle parti. Il cosiddetto “novi talas” in effetti ha avuto  un significato enorme nella ex Jugoslavia, forse più che altrove dove si erano già sperimentate le controculture a partire dalla fine degli anni sessanta. Il fatto che la scomparsa del “grande capo” nel 1980, coincide con le prime uscite per le case discografiche di stato come Jugoton dei dischi più significativi dell’epoca, esercita un effetto “shock” sull’immaginario comune. E’ un’ottima cosa che la principale emittente del paese trasmette dei documentari del genere. Dopo averlo visto mi sono riascoltato il secondo album degli Elektricni Orgazam, “Lisce prekriva Lisabon” (1982) (Le foglie ricoprono Lisbona, ndr.)

Ecco un brano:

https://www.youtube.com/watch?v=PBavXnloYIk

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Documentario sugli Azra

March 9th, 2010 Comments off
Non saprei quanto avrà senso questo post. Me ne rendo conto che è uno dei peggiori modi di esordire in un articolo e suscita le domande spontanee del tipo “allora che diavolo vuoi da me”, ma facciamo che è rivolto a quella nicchia della nicchia, dei yugos trenta-quarantenni residenti in Italia, che in un periodo della loro vita hanno amato gli Azra.

Quella band di cui parlavo qualche post fa, creatura di Branimir Stulic, singolare menestrello di una Zagabria tardo-socialista, che ha saputo raccontare quel decennio meglio di chiunque altro. Lo faceva in modo poetico, ma senza eruditismi, utilizzando come protagonisti le persone reali che popolano le sue canzoni e che ora si scopre dal documentario “Kad Miki kaze da se boji“, hanno un volto e una storia. Dai professori della Facoltà di Filosofia, agli ubriaconi delle peggiori osterie zagabresi, dagli anarchici e dissidenti politici ai hippy, drogati e perdi giorno appartenenti ad una specie ormai quasi estinta. E poi le donne, quante donne, tante da non avere dubbi sull’ascendente particolare che Stulic esercitava su di loro, con quel suo fascino severo e ascetico.

Proprio quello che oggi apprezzo, da ragazzino detestavo, quel modo di esprimersi e di cantare un po’ “popolare”, un po’ folk, dal melos orientaleggiante. Non capivo gli amici che perdevano la testa per gli Azra, credevo fosse rock da contadini e paesani, preso com’ero da un’esterofilia che in quel momento non era altro che la reazione verso il crescente nazionalismo. Tutto quello che percepivo come “tradizionale” era il “nemico”. Ma naturalmente la musica di Stulic non aveva nulla a che fare con tutto questo, anzi era l’esatto contrario, una miscela sana e genuina di new wave, folk, pop e canzone d’autore.

Chiusa la parentesi personale, torno a parlare del documentario in questione, uscito nel 2005 e intitolato come l’omonima canzone “Kad Miki kaze da se boji” (Quando Miki dice di aver paura). Si ha l’impressione che questo film sia nato come un’iniziativa degli amici di Stulic stesso. Ha un taglio un po’ intimista e sembra fatto apposta per i fan degli Azra che possono trovare le risposte per molti passaggi enigmatici delle loro canzoni. Ma non mancano delle parentesi sul ’68 jugoslavo, sulle controculture e sulle varie correnti dei dissidenti politici. I protagonisti sono dei personaggi di mezza età, alcuni perfettamente “integrati” altri dei “loser” totali. Raccontano dei luoghi di ritrovo, tra questi spiccano “Veliki Kavkaz” e “Mali Kavkaz” (Grande e Piccolo Caucaso ndr.), il primo in stile mittel europeo, era il ritrovo degli intellettuali della borghesia rossa jugoslava, giornalisti, personaggi dello spettacolo, bohemien; mentre il “Piccolo Caucaso” raccoglieva i “non integrati”. Il film a volte si perde in chiacchiere, ma tant’è…a me ha fatto piacere vederlo. Si può scaricare dal blog di Abraxas365 dove potete trovare un mucchio di altra roba interessante.

Communist Rock

February 13th, 2010 Comments off

http://www.youtube.com/watch?v=R6_U_-KKJtA

Korni Grupa” una delle più prolifiche band prog-rock degli anni settanta, in sei anni della loro esistenza, dal ’69 al ’74, hanno combinato abilmente prog, jazz, pop e folk, alternando album di respiro internazionale con quelli più accettabili per un pubblico di massa,  a volte conditi di messaggi positivi, funzionali alla politica di allora, musicando anche un poema di Branco Copic sui primi anni della resistenza contro il nazismo. In questo video eseguono il vecchio canto partigiano “Budi se Istok i Zapad” (Si risvegliano l’est e l’ovest) in versione rock. Veramente cult.

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Azra

December 28th, 2009 Comments off

Azra Oggi pomeriggio ero su last.fm e me ne sono accorto, ascoltando un pezzo degli Azra, che manca la descrizione di questa mitica band ex jugoslava. Chi ha usato il social network musicale ha presente le funzioni interattive che offre, e tra questi la possibilità di scrivere commenti, recensioni o biografie dei gruppi meno conosciuti senza una scheda completa. Ecco cosa ho scrito a proposito degli Azra, di cui da qualche parte su questo blog avrò già parlato qualche volta.

“Uno dei gruppi più amati nella ex Jugoslavia, nati a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80. Facevano un curioso mix di rock e new wave con le assonanze folk della tradizione balcanica. Il loro leader Branimir J. Stulic era un compositore prolisso, abile nel dire tanto con poco, nel colpire l’immaginario e le aspettative dei giovani di quegli anni e di quel paese in particolare. Non mancavano testi di natura satirica e qualche problema con la censura. Spiegare la poesia degli Azra in poche righe è difficile e per questo posso rimandarvi ad una ricerca in rete, dove si può trovare qualcosa di più esteso anche in lingua inglese. Stulic è un personaggio eccentrico, ma sicuramente rimasto sempre coerente con la sua idea della musica, della politica e di quello che fu o che poteva essere l’ex Jugoslavia. All’inizio della guerra civile abbandono il paese che non riconosceva più come proprio e si trasferì in Olanda. Non tornò mai più malgrado le numerose richieste di reunion, sia da parte dei fan che da parte delle case discografiche. Ora fa l’allenatore di calcio in una squadra minore di qualche paesino olandese vicino ad Utrecht. Scrive e si interessa di letteratura classica, suona ogni tanto e molto, ma molto raramente concede le interviste. A distanza di decenni sono convinto che se dovesse fare un concerto con la vecchia line-up si troverebbe centomila persone che conoscono le canzoni a memoria e le cantano a squarciagola, il fatto è che non lo farà mai – giustamente, si sgretolerebbe la sua figura ieratica da profeta rock’n’roll di un paese che non esiste più (…)”

La Resistenza Nascosta

November 22nd, 2009 Comments off

Sarajevo, i ricordi di cristallo,
Sarajevo, di fango e di neve,
toglimi la brina dagli occhi e dalla fronte,
esci da me, esci da me.

Lascia gli occhi di vedere ancora questa volta,
lascia le orecchie di sentire ancora questa volta,
Sarajevo…

(EKV – Sarajevo – S vetrom uz lice 1986)

Così cantavano EKV (Ekatarina Velika) nel lontano 1986, sicuramente più lontano per Sarajevo di qualunque altro posto nei Balcani. Per chi ci è stato in quella città negli anni ottanta riconoscerà gli odori e le immagini che evocano queste poche semplici righe. L’odore del carbone nell’aria, il rumore dei tram, il colore verde torbido di Miljacka, il fiume che attraversa la città. La neve tinta di fango in contrasto con quella bianco candido del monte Jahorina che troneggia sopra Sarajevo. Da un lato le moschee e il quartiere antico Bascarsija, dall’altro la laboriosa città socialista, piccola metropoli jugoslava  –  paese e città allo stesso tempo. Nel 1984 si apre al mondo con le Olimpiadi, gli stessi anni della straordinaria produzione musicale che esporta la musica per il mercato interno al terzo posto nell’ordine di importanza per l’economia bosniaca. I primi due non è ho idea da cos’erano occupati, minerali, legname, armi? Non importa. E poi “new primitives“, un po’ dadaisti, un po’ menestrelli della Sarajevio dei “loser”, sicuramente profetici con lo show tv “Top lista Nadrealista”.  Dark e New Wave che echeggiano nella discoteca Jedinstvo (Unità). Pacchiani fino al midollo i rockettari del cosiddetto “pastir rock“, ironicamente definito dalla critica il “rock dei pastori”: tematiche e melos folcheggianti con la musica heavy metal. Senza contare le pop star Plavi Orkestar, Crvena Jabuka e stracitati Bijelo Dugme, che riempivano le riviste musicali dell’epoca. Finito tutto ciò arriva la generazione X, creativa, innovativa, ma con la sfiga di assistere alla disintegrazione della cultura che la guerra porta con sé. I  più arditi non mollano e sotto assedio continuano ad organizzare eventi, concerti, senza arrendersi. Nelle cantine, sotto le bombe continuano a trasmettere un messaggio di non adesione al delirio nazional-guerrafondaio. E’ di questa generazione che parla il documentario “La resistenza nascosta” di Francesca Rolandi e Andrea Paco Mariani uscito qualche mese fa in modo indipendente sotto il nome di Smashing Mrkve e con il supporto di One World SEE e Comune di Vogosce.  I protagonisti di questa scena non si concentrano tanto sulla guerra, quanto su quello che viene dopo, il periodo di decontaminazione culturale, di resistenza contro il turbo-folk, la corruzione politica, contro i tentativi di creare una Sarajevo Saudita. I nomi sono tanti: Dubioza Kolektiv, Letu Stuke, Skroz, Damir Imamovic Trio, Basheskia,  Laka e molti altri. Vale la pena di scoprirli e di vedere questo documentario, fatto con uno sguardo dal basso, con interviste fatte sul divano di casa, nel parco condividendo una latina di birra, camminando per strada in mezzo al traffico, nei baretti di ritrovo dei musicisti. Un incontro tra coetanei dalla visione del mondo affine che raccontano quella parte dell’Europa sotto una prospettiva che con un po’ di buona volontà si poteva intuire, ma che è rimasta nascosta per anni dalla cortina del protettorato ONU e dello stato d’eccezione permanente di un paese “cantonizzato”. Per averlo credo si possano contattare gli autori dalla loro pagina MySpace, disponibili anche per le presentazioni (…)

Bolji Zivot

September 14th, 2009 Comments off

Bolji ZivotVerso il 1987 esce per la Radio Televisione Serba un serial intitolato “Bolji Zivot” (La vita migliore). Seguiva le vicende di una famiglia tipo belgradese, con personaggi rappresentativi della picola borghesia jugoslava, con i loro problemi, le aspirazioni, i conflitti generazionali tra i giovani e i vecchi, il loro rapporto con le classi dirigenti o quelle subalterne. Non mancavano i riferimenti alla situazione sociale di allora, meno a quella più strettamente politica, considerando l’anno cruciale per l’ascesa dei nazionalisti. Lui, il capo famiglia, di umili origini contadine è un impiegato, dal carattere burbero ma bonario, nostalgico dei “valori di una volta”, lei insegnante in un liceo, intellettuale mancata e  i loro tre figli: il primogenito serioso e concentrato sulla carriera, la secondogenita un po’ più trendy  e il più giovane ribelle e strafottente. La serie andò in onda fino al 1991 con 87 episodi. Non mi vengono in mente corrispettivi, se non “Un posto al sole”, che tuttavia mi sembra terribilmente artificioso e ottuso nella sua rappresentazione di un’Italia di cartapesta, naturalmente parlo da uno “di parte” in questo momento, quindi “Bolji Zivot” malgrado fosse un prodotto televiso degli anni ’80 fatto per le masse, mi sembra abbia avuto anche qualche qualità, oltre a diversi attori che dopo sarebbero diventati famosi.

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Prshuta Rec.

April 26th, 2009 Comments off

Prshuta Rec. è probabilmente la prima netlabel montenegrina che pubblica la musica sotto le licenze Creative Commons. Mentre nelle altre repubbliche ex jugoslave si moltiplicano piccole etichette indipendenti, netlabels e autoproduzioni di vario genere, in Montenegro la ripresa del fermento “underground” si è attardata o ha faticato ad attecchire. Forse questo progetto segnerà un’inversione di tendenza. Fondato da pochi individui, alcuni Dj a tempo perso e appassionati di musica elettronica, ma non solo; già tra le prime 4 uscite di Prshuta Rec. si trova un po’ di tutto: italo-disco, hip-hop, alternative rock, tecno-trance, e non mancheranno deviazioni verso punk, noiz e experimental. Tutto molto casereccio e con una predisposizione per gusti “weird”. Si prospettano cose interessanti se la cosa avrà continuità. Naturalmente il tutto liberamente scaricabile da questa pagina.

Serbia ’99

March 26th, 2009 2 comments

Anti-nato reggae from serbia, with a leading vocal from sudan…Fc Apatride Utd

http://www.youtube.com/watch?v=RNcPrDTF39w