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Posts Tagged ‘punk’

La saponetta “Pank” 1980

November 9th, 2021 Comments off

Un nuovo prodotto sul mercato jugoslavo ‘80: Pank – il sapone da toeletta per i pank?

Sono incappato casualmente in un articoletto del 1980 in cui con intenti allegorici si fa riferimento ad un prodotto forse realmente esistito a giudicare dalla foto: una saponetta dal bizzarro nome “Pank”. Un curioso caso di marketing “spregiudicato” nel tardo-socialismo jugoslavo? Tre anni dopo l’esplosione del fenomeno, il punk ha fatto ampiamente breccia anche nell’ex Jugoslavia, non solo come sottocultura giovanile ma a quanto pare anche come un’elemento assorbito dai mercati. Ma non è di questo che parla l’autore dell’articolo ma delle forme di censura che sono riemerse dopo la morte di Tito e della crisi che n’è conseguita proprio nell’anno al quale risale l’articolo. La famosa etichetta “šund” – applicata ai dischi ritenuti kitsch, offensivi o “spazzatura” – spesso colpiva gruppi punk e new wave dell’epoca ma anche cantanti neo-folk che parlavano di tematiche ritenute pruriginose che adottavano costumi e pose giudicati dalla Commissione come volgari.


Un nuovo prodotto sul mercato jugoslavo ‘80: Pank – il sapone da toeletta per i pank?

Novembre 1980: Avete mai sentito parlare del pank? Intendo quel punk che vi permette di essere più belli, più piacevoli e puliti? No?

Allora correte subito al supermercato e cercate al reparto cosmetici il sapone chiamato Punk. 

Un’industria dei cosmetici nostrana si è buttata sulla produzione di un detergente per viso e corpo proprio di quel genere e ha lanciato una campagna di marketing in cui si sostiene che grazie al Pank: 

“ Siete più freschi mattino, pomeriggio e sera”.

Con questo pretesto si impongono due domande:

  1. questo sapone verrà ignorato dai nostri più famosi giornalisti che ancora si oppongono con determinazione a tutto ciò che contiene i geni pericolosi dell’omonimo fenomeno musicale-sociale-di costume?
  2. una delle commissioni per la cultura, ovvero una commissione autorizzata, dichiarerà questo sapone come “šund”?

Personalmente credo che alcune questioni, al di là del fatto che si tratti del sapone, non siano così pulite”. 

Petar Popovic (Zdravo, 1980)

BalkanRock – Puntata 21 – Novi Val

January 4th, 2015 Comments off

Novi-valLa seconda puntata dedicata alla new wave jugoslava del periodo 1979-1984. Questa volta andiamo in Croazia, dove la scena rock era concentrata principalmente in due città, Zagabria e Rijeka. Vi faremo sentire alcuni “big” del cosiddetto ex-yu rock, dagli esordi fortemente influenzati dalla nuova ondata punk e new wave, come Haustor, Azra e Prljavo Kazaliste. Ma andiamo a scoprire anche gruppi meno conosciuti, dal suono più crudo e aggressivo, con un’attitudine inequivocabilmente punk come Paraf, Mrtvi Kanal e Termiti.

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Balkanrock al Polski Kot – Torino

January 22nd, 2014 Comments off

Balkanrock al Polski Kot

Adijo Tusta

October 29th, 2012 Comments off

La scomparsa di Branko Črnac – Tusta, la voce dei Kud Idijoti, è stato un colpo duro per tutti i rockettari da Triglav* a Vardar**. Il cantante del gruppo punk istriano, il più popolare delle sei repubbliche ex jugoslave. Centinaia sono i commenti comparsi sotto ogni notizia che ne parlava. Avevano un che di particolare, di popular, che li faceva sentire vicini al pubblico. Tusta soprattutto, sapeva farti capire che è uno di noi. Antifascista dichiarato, attivista sindacale nell’azienda metal-meccanica dove lavorava, nipote dei poveri carbonai istriani. Con quella sua aria da indiano, corpulento, con gli occhi leggermente a mandorla e i capelli lunghi, sembrava Toro Seduto. Il saggio vox populi che non ne diceva mai una di troppo, dicono. Quando allargava le braccia sembrava abbracciasse il pubblico intero. Gli ultimi saluti e le parole d’affetto arrivano allo stesso modo da Pola, Zagabria, Belgrado, Novi Sad, fino all’ultimo buco del culo dell’ultimo mini-stato post-jugoslavo dove i Kud Idijoti e la voce di Tusta hanno cambiato la vita a qualcuno, facendolo sentire meno solo, “je bija  fašizam je“.***

Ascolto la sua voce da quando avevo 13 anni. Mi duplicò le cassette dei Kud Idijoti una mia cugina di Sarajevo. Nella cittadina turistica sulla costa montenegrina in cui vivevo non si poteva trovare niente del genere. Le cassette si duplicavano decine di volte fino ad arrivare alla qualità del suono simile ad una stazione radio ad onde corte. Quando sentì “Necu da radim za dolare” rimasi folgorato. Era il 1990. Dopo, negli anni novanta, mi facevo spedire le loro cassette dagli amici in Italia. La voce di Tusta aveva qualcosa di amichevole. Raccontava delle storie che ti davano l’impressione di averle sentite di persona in qualche osteria istriana dove si raduna la gente un po’ strana – ubriaconi, anarcoidi, frichettoni e poeti falliti. Trasmettevano lo spirito di Pola in qualche modo. Pola negli anni novanta era diversa dal resto della Croazia. Se mai dovessi andarci  avrò l’impressione di non essere lì per la prima volta. Grazie a Tusta. Grazie ai Kud Idijoti.

*Triglav, la montagna più alta della Slovenia, **Vardar, il fiume macedone, in una canzone popolare il punto più settentrionale e il punto più meridionale della ex Jugoslavia.

***Da “Božina” cioè la canzone di Božo dei Kud Idijoti, sul racconto di un anziano di Pola che ricorda i tempi del fascismo e dell’occupazione facendo dei parallelismi con la Croazia degli anni Novanta.

V.A. Novi Val (in seguito alla seconda puntata su Retrophobic)

February 7th, 2012 Comments off

In seguito alla seconda puntata dello speciale dedicato al punk e alla new wave jugoslava di fine anni settanta inizio ottanta, scritta per Retrophobic webmagazine, ecco una breve compilation con i gruppi menzionati nell’articolo. Per chi è interessato all’argomento può avere un riferimento immediato per calarsi nell’atmosfera e nelle sonorità del periodo senza le lunghe ricerche. Tenterò di proporne una per ciascun articolo scritto. In questa compilation compaiono Prljavo Kazaliste, Azra, Haustor, Film, Paraf, Termiti, Mrtvi Kanal, Satan Panonski, Kud Idijoti.

V.A. Cro Novi Val ’80

Elektricni Orgazam

March 17th, 2010 7 comments

Recentemente la RTS (radio televisione serbia) ha trasmesso un documentario a più puntate sulla “new wave” jugoslava, all’interno di un programma che si chiama “Robna Kuca”. E’ tempo di retrospettive anche da quelle parti. Il cosiddetto “novi talas” in effetti ha avuto  un significato enorme nella ex Jugoslavia, forse più che altrove dove si erano già sperimentate le controculture a partire dalla fine degli anni sessanta. Il fatto che la scomparsa del “grande capo” nel 1980, coincide con le prime uscite per le case discografiche di stato come Jugoton dei dischi più significativi dell’epoca, esercita un effetto “shock” sull’immaginario comune. E’ un’ottima cosa che la principale emittente del paese trasmette dei documentari del genere. Dopo averlo visto mi sono riascoltato il secondo album degli Elektricni Orgazam, “Lisce prekriva Lisabon” (1982) (Le foglie ricoprono Lisbona, ndr.)

Ecco un brano:

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Azra

December 28th, 2009 Comments off

Azra Oggi pomeriggio ero su last.fm e me ne sono accorto, ascoltando un pezzo degli Azra, che manca la descrizione di questa mitica band ex jugoslava. Chi ha usato il social network musicale ha presente le funzioni interattive che offre, e tra questi la possibilità di scrivere commenti, recensioni o biografie dei gruppi meno conosciuti senza una scheda completa. Ecco cosa ho scrito a proposito degli Azra, di cui da qualche parte su questo blog avrò già parlato qualche volta.

“Uno dei gruppi più amati nella ex Jugoslavia, nati a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80. Facevano un curioso mix di rock e new wave con le assonanze folk della tradizione balcanica. Il loro leader Branimir J. Stulic era un compositore prolisso, abile nel dire tanto con poco, nel colpire l’immaginario e le aspettative dei giovani di quegli anni e di quel paese in particolare. Non mancavano testi di natura satirica e qualche problema con la censura. Spiegare la poesia degli Azra in poche righe è difficile e per questo posso rimandarvi ad una ricerca in rete, dove si può trovare qualcosa di più esteso anche in lingua inglese. Stulic è un personaggio eccentrico, ma sicuramente rimasto sempre coerente con la sua idea della musica, della politica e di quello che fu o che poteva essere l’ex Jugoslavia. All’inizio della guerra civile abbandono il paese che non riconosceva più come proprio e si trasferì in Olanda. Non tornò mai più malgrado le numerose richieste di reunion, sia da parte dei fan che da parte delle case discografiche. Ora fa l’allenatore di calcio in una squadra minore di qualche paesino olandese vicino ad Utrecht. Scrive e si interessa di letteratura classica, suona ogni tanto e molto, ma molto raramente concede le interviste. A distanza di decenni sono convinto che se dovesse fare un concerto con la vecchia line-up si troverebbe centomila persone che conoscono le canzoni a memoria e le cantano a squarciagola, il fatto è che non lo farà mai – giustamente, si sgretolerebbe la sua figura ieratica da profeta rock’n’roll di un paese che non esiste più (…)”