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Archive for the ‘Muzika’ Category

Cantieri navali Bijela (Montenegro)

January 17th, 2009 Comments off
BijelaBijela – paesino sulla costa montenegrina, noto solo per un cantiere navale, più o meno in fallimento da decenni in un infinito braccio di ferro tra gli investitori esteri interessati ad acquistarlo – forse si è concluso qualcosa, o forse no – non ho approffondito. “Brodogradiliste Bijela” è uno strano ricetacolo di umanità varia in cui ti accorgi che nella “Montecarlo dell’Adriatico” esiste anche una classe operaia, occultata diligentemente, considerando che non giova all’immagine di un paese  in piena ascesa. I lavoratori godono di fama dei grandi bevitori, soprattutto i veterani dei mercantili transoceanici o i più giovani ancora pronti a mettere a dura prova il proprio fegato. Si lavora tanto e male, si fa anche del astensionismo e del sabotaggio, ma raramente con qualche rivendicazione sindacale e mai quella politica.
Qualche anno fa un giovane operaio allora ventenne, appassionato del hip-hop e della musica elettronica, decide di fare una canzone che si ispira al suo luogo di lavoro, raccontando in prima persona la vita di un “loser” sull’orlo del delirio (tremens?), facendosi chiamare Mazzutto. Perchè questo nome italianeggiante? “Da Mazut”: un combustibile industriale derivato di petrolio che viene utilizzato molto sulle navi mercantili; pulire le caldaie che vanno a quella sostanza è un vero e proprio supplizio e te la senti appiccicata addosso per il resto dei tuoi giorni. “Mazzutto” preso bene dal suo nuovo progetto decide anche di girare un video, dove usa come comparse i suoi colleghi di lavoro – facce degne di un film di Fellini o di primo Makavejev. Un video amatoriale e un “one man band” casereccio, ma personalmente mi hanno suscitato l’entusiasmo quelle immagini strampallate e le rime in dialetto delle Bocche di Cattaro che comunque non renderebbero una volta tradotte. Ma ecco il video.

Kooperacija Sjaj

VIS Sanjalice

December 9th, 2008 Comments off

SanjaliceVIS* Sanjalice era la prima band femminile ex-jugoslava. Si è formata nel 1964 e faceva principalmente le cover delle band straniere. Inizialmente erano un gruppo misto, per poi diventare un quartetto femminile. Se era una scelta di emancipazione dietro le spinte femministe di allora, oggi è difficile dirlo, ma a livello dell’immaginario sicuramente ha rappresentato una novità sotto quell’aspetto. Per un periodo hanno avuto il loro momento di gloria ma già nel 1969 si erano sciolte per dedicarsi all’università.

Ascolta VIS Sanjalice – Znam da ces se vratiti

*VIS sta per "Vokalno Instrumentalni Sastav" – complesso vocale-strumentale

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Dan Republike

November 27th, 2008 Comments off

http://www.youtube.com/watch?v=bEdVyh8mGIY

29 novembre 1943 in pieno della guerra fu costituita la repubblica federale socialista jugoslava a Jajce (Bosnia). Quella data per molti anni rimase la principale festività del paese insieme al 1 maggio e 25 maggio (Dan Omladine). Zabranjeno Pusenje ne dedicarono una canzone nel 1987 quando ormai le spinte nazionaliste si fecero forti – tra ironia e anticipata nostalgia – seppur con poche frasi raccontavano il clima che si respirava in un quartiere popolare di Sarajevo in quel periodo.

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Yugoslav Punk 77-82

November 26th, 2008 Comments off

Yugoslav Punk – ’77-’82

Considerando gli scarsi ascolti di Balkan Rock (ogni domenica dalle 21 alle 24) su Radio Dissident, e il fatto che i contenuti multimediali su internet vengono fruiti principalmente "on demand", ho deciso di fare delle playlist tematiche che uno può sentirsi quando vuole al di là dello stream domenicale, per conoscere o approffondire rock ex-jugoslavo…

Essendo particolarmente affezionato al genere, propongo per prima i13 gruppi punk jugoslavi in ordine sparso, alcuni leggendari come Pankrti, Sarlo Akrobata o Zabranjeno Pusenje, altri caduti nell’oblio come Mrtvi Kanal e Gola Jaja; tutti a modo loro pionieri del punk tardo real-socialista.

Ecco la PLAYLIST

 

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Marko Perkovic – Thompson

November 5th, 2008 1 comment
Da anni sento parlare di questo personaggio agghiacciante, un certo Marko Perkovic Thompson, che ancora riesce a riempire gli stadi cantando ed esaltando i crimini nazi-fascisti in Croazia. Una specie di turbo-folk in salsa “ustascia” che si scosta dal melos orientaleggiante e suona più “occidentale”, talvolta persino hard-rock, con i testi non ammiccanti o complici, come spesso accade nel pop-rock nazionalista nelle repubbliche ex jugoslave, ma talmente espliciti da risultare sconcertanti e grotteschi: particolarmente abberrante quello in cui ricorda con nostalgia il campo di concentramento di Jasenovac, evocando i corpi dei serbi sgozzati che galleggiano sul fiume Neretva. Thompson, (il nickname naturalmente deriva dall’omonima arma automatica), ha esordito nel 1991, all’inizio della guerra, sulla compilation “Rock per la Croazia“, proprio nel periodo in cui si era arruolato come volontario. Con gli anni è diventato l’ariete della propaganda nazionalista croata, sostenuto e sponsorizzato dalla principale major del paese Croatia Records, dalla Radio-televisione croata, dalla destra di Tudjman, dalla chiesa, dalle istituzioni ed enti locali che facevano buona ogni occasione per ospitarlo. Dopo anni di silenzio o di sporadici divieti per i suoi concerti soltanto all’estero, dove spopola tra la diaspora croata – probabilmente la parte più reazionaria del paese – finalmente qualcosa si sta muovendo per porre fine a questi retaggi nazi-fascisti, e per la prima volta in Croazia nella città istriana di Umag, viene chiesta la sospensione del concerto di Thompson. I media orientati a sinistra o almeno non di destra, hanno iniziato a fare le inchieste sul ruolo di questo fenomeno, seppur timidamente, dennunciando le operazioni per lo sdoganamento del fascismo, razzismo e fondamentalismo cattolico portate avanti negli ultimi 15-20 anni. Fin qui magari niente di nuovo sotto il sole, ma per rendersene conto bisogna vedere le immagini di un suo concerto, gremite di svastiche, celtiche, saluti romani, bandiere nere, croci, immagini di Ante Pavelic e altri criminali nazisti. Per dare un’idea: immaginatevi un concerto del defunto Massimo Morsello allo stadio di San Siro, come se ci fosse Vasco Rossi! Nulla di equivalente a Thompson si può trovare in nessun’altra repubblica post-jugoslava, malgrado turbofolk, rock nazionalista e tutto il resto. Si spera che le nuove generazioni sapranno rifiutare con maggiore determinazione questi escrementi culturali che insozzano Croazia da troppo tempo.
Per chi fosse iscritto a Facebook può trovare il gruppo “Zaustavimo Marka Perkovica Thomposna” (Fermiamo Marko Perkovic Thompson)…
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Dino Dvornik

September 15th, 2008 Comments off
E’ morto Dino Dvornik cantante funk croato, a distanza di pochi mesi dalla scomparsa del padre Boris, famosissimo attore ex-jugsolavo originario di Spalato. Come molti altri anche Dino nel momento in cui stava per sfondare al livello "mainstream" rimane traumatizzato dalla guerra civile e per molto tempo si dedica all’alcool e alle droghe. Ha fatto 9 album, tra pop, funky, rap e etno. Il migliore senz’altro è "Kreativni Nered" del 1990, al quale hanno partecipato tra gli altri Gibboni, Rambo Amadeus e Davor Gobac dei Psihomodopop. Ecco un tormentone di quell’anno:
http://www.youtube.com/watch?v=70mZUBzA-HE
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Margita Je Mrtva

September 11th, 2008 Comments off

Margita je Mrtva è un duo di Nis (Serbia) fondato nel 2003. Fanno electro-dark-wave con tematiche scabrose e sado-masochistiche, alla ricerca delle relazioni profonde tra sesso e potere. Li sentirete nelle prossime playlist di Balkan Rock.

Kud Idijoti

August 25th, 2008 Comments off

Radio Televisione Sarajevo, 1988 – Trasmissione "Rockovnik"

Kud Idijoti – Ratna Pjesma (live)

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Borghesia – Divlja Horda (1984)

July 25th, 2008 2 comments
Dopo Laibach vengono i Borghesia, per quanto riguarda la musica industrial/elettronica slovena. Anche loro una band inserita in un progetto artistico più ampio, dalla performance art alla produzione dei video. Questo video mi piace un sacco: tipico immaginario cyber-punk da primi anni ottanta, futuro distopico, bassifondi, punk armati che si aggirano nei sotterranei lugubri di chissà quale metropoli; la musica è ancora fortemente influenzata dal punk, new wave e dark, dopo si concentreranno sempre di più sui suoni sintetici. Il testo è composto da frasi sconnesse e violente che ricordano gli scenari da "Arrancia Meccanica"…

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Pekinska Patka

July 16th, 2008 Comments off
Pekinska PatkaQuesti anni ’00 del ventunesimo secolo, nell’ambito della musica rock e di tutti i suoi derivati, è proprio un decennio dei revival, della restrospettiva e del ritorno, sia dei giganti (o meglio dinosauri) che dei lillipuziani. Un momenti di stasi, non necessariamente negativo: nel mezzo secolo passato ci sono state talmente tante innovazioni che non potevano certo essere digerite, comprese e superate in un arco di tempo così ristretto. La musica classica ci ha messo almeno 3 secoli a svilupparsi e raggiungere il proprio culmine per poi lasciare spazio alla musica “elettrica”. Così da un lato c’è l’industria discografica che cavalca il fenomeno e fa un sacco di quattrini, ci sono i vecchietti del rock, magari quelli che hanno sputtanato i loro miliardi, approfittano della situazione per risolevare il proprio conto in banca, poi ci sono i nostalgici o quelli che hanno finito la loro carriera troppo bruscamente, diventati dei miti nel frattempo e reclamati a gran voce dai fan. Tutto questo,  in gran parte a ragione, da molti è reputato negativo – viene visto come come una serie di parassitarie operazioni di marketing che inibiscono l’innovazione e la creatività e puntano sui retrogradi sentimenti nostalgici. Ma bisogna dire che il fenomeno si riperquote anche ai livelli delle etichette indipendenti e poi discendendo fino ai molteplici circuiti alternativi, “DIY”, autoprodotti, dove di soldi non ne girano e di conseguenza non sono quelli a muovere le fila, malgrado questo vediamo ritornare i vari miti locali del punk, hardcore, metal ecc. per la gioia dei vecchi e dei nuovi fan.
Anche nelle repubbliche ex-jugoslave questa tendenza si è fatta sentire, ed ecco che gli ultimi resuscitati sono Pekinška Patka (Anatra Pechinese), gruppo punk di culto, formatosi nel 1978 a Novi Sad, fondato da un giovane professore di un istituto tecnico, Nebojša Čović “Čova”. Un banda di nerds che sul palco si trasformava in pazzi isterici, conciati nel tipico stile punk ’77 londinese. Il loro primo singolo “Biti ružan, pametan i mlad” (Essere brutto, giovane e intelligente) ha venduto incredibilmente 35.000 copie, dissipando un po’ di dubbi all’industria discografica jugoslava su quanto convenga produrre roba punk, forse aprendo la strada in questo modo ai Šarlo Akrobata, Idoli e tutti quelli che in seguito si sono fatti conoscere al grande pubblico. Hanno fatto solo due album di cui il secondo (che non ho ancora avuto modo di sentire) pare sia new wave a differenza del primo, pallottole di punk anfetaminico da 1 minuto e mezzo ciascuna. Probabilmente si tratta di una reunion temporanea, apposta per suonare all’Exit festival di Novi Sad, dove hanno suonato di spalla ai Sex Pistols il 13 luglio scorso. Beccatevi il loro primo singolo:

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