Un quartiere periferico di Belgrado un paio d’anni dopo il bombardamento del ’99. Regna ancora un clima di grigiore e di depressione anche se i grandi cambiamenti sono alle porte, purtroppo stanno per materializzarsi sotto forma di un enorme centro commerciale che sventrerà il territorio controllato da Milutin, un usuraio vecchio stampo. Un tipo di malavita che sta per soccombere di fronte alla voracità inarrestabile dei “pesci grandi” senza volto. Coloro che porteranno la “modernità” e l’oblio. Come vuole la consuetudine Milutin ha un’amante giovane e bella – ma giovane solo per lui. Lei, ormai trentenne inoltrata, con un fardello di frustrazioni. Causa: una vita passata nel quartiere arrangiandosi e trovando la sicurezza e protezione nel suo uomo. Per questo ha deciso di partire, di lasciarsi tutto alle spalle. Destinazione Russia, forse solo perché non ci vuole il visto per i serbi, o perché ha studiato russo, non importa, importante è andarsene, un mantra che ancora risuona in quel paese.
C’è un imprevisto però: il braccio destro di Milutin, il giovane ma non più giovanissimo Miroslav. Lui esegue gli ordini senza strafare, conosce le regole del gioco, è cresciuto per strada ma forse non è un criminale nato – voleva fare il prestigiatore. Osserva Anica dai tempi delle medie, è un ideale per lui, irraggiungibile come la sua finestra di fronte alla sua dalla quale la spiava. Proprio ora che lei sta per partire lui trova il coraggio di dirglielo, di esprimersi goffamente e raccontare gli episodi per lui significativi in cui le loro strade si incrociarono senza che lei nemmeno si accorgesse di lui. Inizialmente è reticente, ma intimamente lusingata e man mano che la partenza si avvicina comincia a cedere. Si profila l’idea di una fuga insieme, questo già sarebbe troppo per Milutin, soprattutto se tutto è a spese sue. Nel frattempo lui è assorto, disperato e solo. Ha nostalgia dell’ex moglie. Ha una malattia brutta. Ha una figlia autistica che ogni tanto tenta il suicidio. Il mondo che conosceva sta scomparendo, il suo quartiere, il suo spazio vitale. Milutin è aberrato dalle sue preoccupazioni ma non è cieco e neanche scemo. Malgrado questo non è assettato di sangue e di vendetta, forse nemmeno lui era un criminale nato, ma voleva diventarlo a tutti i costi e lo ha fatto. Nel frattempo Anica fa il giro di saluti alle poche persone a cui ci tiene veramente: la nonna senile all’ospizio, l’amica del chiosco, anche lei segnata dalle insoddisfazioni, moglie di un malvivente.
Rubare ad un ladro non è peccato. Forse è per questo che con una certa facilità sottraggono i contanti da una cassaforte di Milutin nel retrobottega del solarium (con un sarcofago che probabilmente serve più che altro a farsi venire qualche male incurabile). Miroslav fa conoscere sua madre ad Anica, un’ex cantante avanti con l’età talmente aggrappata ad un passato luminoso da sconfinare nella demenza. Per pietà o meglio perché il figlio li paga in bustine di coca la fanno cantare in un locale squallido e triste dove non c’è mai nessuno – copertura ancora per poco di chissà cosa. Prima di partire vuole passare da Milutin, il senso del dovere o senso di colpa? Lui gli fa capire che più o meno ha capito come stanno le cose. Gli dice che è come un figlio per lui. Si parla per allusioni e sembra tutto sottinteso. Nessun rancore. In Miroslav qualcosa si rompe, non vuole più partire. Lei è delusa, anche se fino a poche ore fa non lo prendeva nemmeno sul serio. Si svolge tutto nell’arco di una giornata ed è una giornata che sta per finire male.
Un film dai colori spenti e dall’atmosfera claustrofobica, ambientato negli spazi angusti sovrastati dai palazzoni anonimi tardo-socialisti. Si parla poco e si comunica con gli sguardi. La sensazione è quella dell’attesa, e nell’attesa alcuni guardano volentieri al passato, il futuro è troppo incerto e torbido. Si inaugura una nuova stagione per il paese, quella che dovrebbe portarlo fuori da quegli anni su cui si è focalizzato il cinema serbo quasi ossessivamente: la guerra, l’embargo, il tracollo economico. la depressione, infine l’aggressione NATO. Quella nuova stagione però verrà interrotta presto con l’omicidio del premier nel 2003. Ma non solo per questo. Conteneva troppe false promesse e ricette facili. La trama è ambientata se ho capito bene nel 2001. Sono rappresentate nel film diverse categorie attraverso la prospettiva ristretta di chi ha passato la vita in un quartiere: la fine di un tipo di malavita come dicevo all’inizio, i trentenni di allora smarriti in quanto la generazione di mezzo – cresciuti in un sistema, diventati adulti in un altro, i ragazzini dal grilletto facile, succubi dell’ignoranza più totale e dei modelli da “gansta rap” infine coloro che non accetto la nuova realtà aggrappati disperatamente al passato e lo sono molti pensionati che si sono sentiti privare di tutto con la scomparsa del loro mondo.
“Amore ed altri crimini“, un film del 2008, regia di Stefan Arsenijević