24 marzo 1999
Otto anni fa la NATO (sotto la guida USA) compie l’aggressione contro la Repubblica Federale Jugoslava. Tre mesi di bombardamenti in cui vengono colpiti gli obiettivi sensibili in quella che viene definita "operazione di polizia internazionale" prima e "guerra chirurgica" e "umanitaria" dopo. Gli obiettivi "sensibili" sono infrastrutture, industrie, televisione pubblica, scuole, ospedali. Viene fatto ampio utilizzo dell’uranio impoverito con conseguenze disastrose. E’ il preludio della "guerra permanente" e una vergogna per l’Europa dove i governi di sinistra approvano un’aggressione che rientra palesemente in una strategia anti-europea.
“Kandze” di Marko Vidojkovic
Vuneny
Agitatori della scena bosniaca (Chaspa è il direttore artistico del centro culturale Abrašević e Nedim, scrittore e editore, è il direttore artistico del Mostar Intercultural Festival), i tre “uomini di lana” (Vuneny) hanno un pesante passato nell’underground/indy mostarino, tra electro-core, drum’n’bass o avant-garde. Il risultato è un miscuglio ibrido e esplosivo, tra Tricky, Massive Attack o Ezekiel, Tool e Squarepusher, Sofa Surfers e Radiohead. Una musica groovy ed espresionista. Con un electro-dub-rock, moderno e molto fisico, VUNENY testimonia che nei Balcani, Goran Bregovic rimane solo una “trappola per turista”.
Giovedì 8 marzo 2007 al Folletto25603, Abbiategrasso (MI)
“Sretno Dijete”
“Sretno dijete” di Igor Mirkovic è un documentario sulla scena new wave jugoslava a cavallo tra gli anni settanta e i primi anni ottanta. Il regista, allora adolescente parte da un punto di vista molto intimo e personale, senza rinunciare a qualche riflessione sui mutamenti sociali e politici che investivano il paese, seppure in maniera discreta. I giornaletti universitari della gioventù socialista cominciano ad avere copertine sempre più strane, la morte di Tito fa cadere tutte le certezze, si viene a sapere che il paese ha un debito mastodontico con il Fondo Monetario Internazionale, mentre dal basso c’è un grande fermento culturale e voglia di cambiamento. Purtroppo la voglia di cambiare in termini politici e di potere l’hanno saputa esprimere soltanto i nazionalisti, ma questa è un’altra storia (…)
Balkan Rock Legends: Vlado Morisson
Vlado Morison era un rocker di Sarajevo, dopo si è trasferito in Olanda. Aveva i capelli biondi, lunghi, portava i pantaloni di pelle, stivalazzi e aveva sui 30 anni. Quando lo vedevi, non eri sicuro se era David Lee Roth o Van Alen Islamovic(1). Con questi paragoni lui si offendeva un po' e rispondeva: "Dai, guarda un po' meglio, a chi assomiglio…?", "A Jim Morrison! Per questo mi chiamano Vlado Morisson!" – "Oh, scusami Vlado, non ci avevo fatto caso subito, comunque è vero sembri proprio lui". Come una vera "star" entrava gratis nelle discoteche rock di Londra, e nel caso non lo facessero entrare i buttafuori di colore, il gestore del locale da dentro interveniva dicendo: "Dai lasciatelo entrare, è un onore avere un testimonial del genere!", Vlado bofonchiava qualcosa in inglese e in maniera del tutto naturale come se fosse Mick Jagger o Steven Tyler entrava dentro, con l'aria un po' stanca dalla dura vita di una rock-star(…)
Balkaut
Balkan Rock è fermo da un po’ di tempo. Esiste come una corposa playlist che va in streaming ogni domenica sera per qualche ora. In alternativa potete ascoltare BalkAut su Radio Black Out di Torino: notizie, curiosità, cinema, politica, musica, usi e costumi della jugoslavilandia, condotto da Dajana e Vale. Va in diretta ogni martedì verso le 21. La potete ascoltare in streaming qui. Se siete di Torino, sulle frequenze 105.250 FM.
[22.06.2006]
Laibach
Sabato 16 dicembre all’Estragon di Bologna suonano i Laibach, storica band slovena attiva dai primissimi anni ottanta, difficilmente classificabile come genere, che spaziava tra industrial ed elettronica sperimentale passando per generi più "commerciali", anche se bisogna dire che è un progetto di più ampio respiro artistico che vive in simbiosi con il collettivo NSK (neue slowenische kunst). Da anni si dedicano alla ricerca degli aspetti più profondi del potere, dai linguaggi all’estetica, svelandone i particolari più aberranti. Teatrali e provocatori nelle proprie esibizioni sono spesso stati censurati nella jugoslavia post-titoista. Ultimo album che stanno presentando con questa tournee è una raccolta di inni nazionali delle principali potenze mondiali (quelle del g8 per intenderci) incluso quello cinese, turco e israeliano, rifatti con sonorità elettroniche in vecchio stile, canzoni lente, nostalgiche a tratti marziali, quasi un addio agli stati nazione che continuano a lasciarci eredità tragiche nell’era della globalizzazione. Balkan Rock ne dedicò una puntata scaricabile qui sotto.
Scarica la puntata del 27 marzo 2005:
Laibach/NSK, estetica del potere e della sottomissione, della messa in scena e dell’annullamento del singolo nel collettivo. Musica, arte e politica della storica band elettronico-industriale slovena. Il vocabolario della mitologia ex jugoslava, un libro che raccoglie l’immaginario di un paese che non esiste più.