Nel 1990 esce il penultimo album degli EKV (Ekatarina Velika), uno dei gruppi più conosciuti ed amati dell’ex YU. Il titolo dell’album si riferisce ai proiettili esplosivi, cosiddetti “dum-dum” in serbo-croato, vietati dalla Convenzione di Ginevra; in copertina c’è un personaggio inquietante a petto nudo che si punta una pistola di grosso calibro alla tempia (vedi la foto). L’album è particolarmente tetro per lo stile della band, forse un po’ dark, a differenza dei lavori precedenti più inclini al pop. L’album esce proprio all’inizio della guerra civile nell’agosto del 1991. La canzone particolarmente gettonata era “Idemo” (Andiamo), parla del risveglio da un sogno a un incubo. Parla del ponte che è stato distrutto, dei villaggi bruciati, del fiume insanguinato, tutto in un incastro di parole che evocava alla perfezione gli scenari che si stavano aprendo. Si direbbe quasi una profezia, e in qualche modo lo è. Poi ogni uno interpreti come vuole il significato di questa parola: l’intuito, una previsione in base alle analisi razionali, il sesto senso, la telepatia, la capacità di cogliere nell’immaginario il sentore di migliaia di persone, non importa. Questa canzone mi rimarrà impressa nella mente come la colonna sonora dei primi bollettini di guerra. Ai tempi non sembrava che in molti cogliessero questa profezia, forse perché nessuno voleva ancora accettare la dura realtà. Ecco la traduzione, forse un po’ grossolana.
Read more…
Goli Otok (Isola Calva o nuda letteralmente) era un nome che incuteva terrore, un nome che veniva pronunciato a voce bassa – per spaventare o distogliere qualcuno dai pensieri “proibiti”. Un campo di prigionia da dove sono passati circa 30.000 appartenenti al Partito Comunista Jugoslavo dal 1949 al 1956 – ovvero dalla rottura con Stalin e le conseguenti minacce di invasione fino alla “distensione” sotto Kruscev. Un lagher simile ai gulag sovietici o ai campi di rieducazione cinesi. Il 10% dei detenuti è morto sull’isola, maggior parte uccisi per mano dei propri compagni. Nella sua struttura Goli Otok si distingueva dai gulag perchè funzionava sul principio di perpetuum mobile, ogni tipo di solidarietà tra i prigionieri era spezzata fin dall’ingresso, mentre la funzione del lagher era quella di formare spie, prima costringendoli a tradire i compagni e poi usandoli come informatori in cambio di una libertà vigilata. Il tutto ovviamente aveva come obiettivo quello di “far aprire gli occhi ai compagni che sbagliano” e aiutarli ad essere riportati sulla rette via. Non mi soffermerò sui dettagli abberranti, sul terrorismo psicologico, le torture, i capò “ustascia”, eroi della resistenza torturati…Sembra che non ci sia neanche uno stato al mondo che non abbia avuto un campo di concentramento per i prigionieri politici nel corso del novecento, compreso il Bel Paese con i suoi carceri speciali (dove, seppure in proporzioni minori, non sono mancate torture, utilizzo di aguzzini mafiosi ed altri sistemi totalitari), occultati dalla storia ufficiale, e riportati alla luce solo in alcuni ambiti ben precisi. Quella che segue è la traduzione di uno dei scritti introduttivi al romanzo “Le Hawaii di Tito” di Rade Panic, ad opera dell’autore stesso, un medico jugoslavo reo di aver dubitato del modello socialista che si stava instaurando. Potete leggere gli articoli e la biografia sul suo sito “Tito’s Hawaii”.
Read more…
La resistenza jugoslava, forse non tutti lo sanno, era particolarmente tenace, un’epopea straordinaria ma tragica che portò alla liberazione senza alcun intervento degli Alleati, se non molto tardivo. Purtroppo gli anni del nazionalismo e della guerra civile degli anni novanta, hanno portato ad un forte revisionismo, arrivando fino all’assoluzione morale dei criminali di guerra al servizio del Reich. Tuttavia non credo che bastino due decenni per togliere il ruolo che si merita NOB (Narodno Oslobodilacka Borba – Lotta Popolare di Liberazione) nelle repubbliche post-jugoslave, alla quale parteciparono tutti i popoli jugoslavi compresi i rom, che come si sa, ufficialmente non hanno mai preso parte in alcuna guerra. E’ un mito che sopravvive ancora nei film, nei libri, nei monumenti, nell’immaginario collettivo – quella lotta di liberazione, conquistata con un così enorme sacrificio, malgrado le distorsioni e le successive strumentalizzazioni dello stesso regime socialista, è destinato a vivere ancora. In occasione del 25 aprile vorrei portare alla luce alcuni eroi della resistenza jugoslava, o se non vi piace il concetto dell’eroe, i personaggi spesso provenienti dai ceti più bassi, che hanno dimostrato con il loro coraggio, la loro audacia e il loro credo, seppur spesso basato su pochi concetti semplici, che un altro mondo è possibile. Read more…
http://www.youtube.com/watch?v=_8A7X8RHjxg
Read more…
Siccome non abbiamo ancora tutti i palinsesti automatizzati, e ci vuole ancora la mano d’opera umana per controllare le macchine, a causa della mia (e altrui) assenza, questa domenica non ci sarà il consueto stream di Balkan Rock con le rarità del rock, punk new wave, prog, noise ecc. ex/post jugoslavo. Slitta alla settimana prossima domenica 30 marzo.
Buona Pasqua a tutti e poichè Gesù è nato da un uovo (proprio per questo Maria è considerata vergine), nel Grande Uovo Cosmico è ritornato – molti infatti sostengono che l’universo materiale abbia la forma di un uovo. Cmq se vi interessate di tradizioni e avete la nausea delle disgustose uova di cioccolato scadente e impacchettate nelle inutili confezioni kitsch, potete farvele da sè alla maniera balcanica. Ecco come: comprate uova fresche, raccogliete e seccate un po’ di bucce di cipolla, raccogliete un po’ di erbe e fiori da prato, e prendete delle calze vecchie di nylon. Fate bollire le bucce nell’acqua e intanto infilate le uova nelle calze dopo aver fatto aderire sopra le erbe e fiori come preferite, legate bene con del filo da cucire in modo che le sagome delle erbe rimangono bene impresse sull’uovo. Poi immergete le uova così sistemate nell’acqua bollente con le bucce di cipolla che nel frattepo dovrebbe essere diventata rossa. Il risultato dovrebbe essere come quello nella foto.
Nel dicembre del 2000 ero a Belgrado con un caro amico che proprio
in quell’occasione intraprese la carriera da documentarista. Erano
passati appena due mesi dall’assalto al parlamento (il 5 ottobre del
2000) e l’intenzione era quella di raccontare, e soprattutto far
raccontare alle persone che abbiamo incontrato, le trasformazioni in
atto, le speranze, gli aspetti controversi e ambigui dell’eterna
transizione balcanica. Tra le varie visite capitammo a casa di Zograf a
Pancevo, con una "stupenda" vista dal balcone su un impianto
industriale distrutto dai bombardamenti dell’anno precedente. Lì
incontrai un personaggio di cui non ricordo il nome che mi regalò un cd
che raccoglieva tutto il materiale che incise con il suo gruppo
post-punk NUP (Napred u Proslost) dal 1985 al 1999. Dopo un sacco di
tempo l’ho ritrovato e ho pensato di convertirlo in mp3. Passato
qualche giorno guarda caso me li ritrovo su una webzine serba "Pionirov
Glasnik".
Ascolta i NUP
Contatta i NUP
Read more…
Questa festività, secondo l'interpretazione ufficiale, come si deduce dal nome "Dan Mladosti", era il giorno in cui i giovani jugoslavi dovevano dimostrare il proprio ottimismo e la propria forza necessari per la costruzione del socialismo. Si tratta di uno dei tanti culti tipici delle religioni "laiche" nei paesi del blocco socialista o in questo caso dei non allineati. Lo stesso giorno si festeggiava anche il compleanno di Tito che in realtà cadeva qualche giorno prima, (il 19 maggio), cosicchè oltre a questa grande manifestazione si aggiungeva anche il culto della personalità, che in qualche modo tutt'oggi sopravive. La festa consisteva in una serie di eventi musicali, sportivi e teatrali ripresi dalla TV di Stato che culminavano con cosiddetti "sletovi" – una performance di ginnastica artistica e di danza in uniforme con centinaia se non migliaia di partecipanti che ricorda molto quelle nord-coreane o cinesi. L'altro momento clou era la consegna della stafetta al Maresciallo dopo essere stata portata attraverso tutte le repubbliche della Federazione da giovani maratoneti.
Read more…