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Archive for the ‘Politika’ Category

Jugosfera

January 15th, 2010 Comments off

Poco fa leggevo un articolo sull’Osservatorio Balcani che parlava di un convegno economico di cooperazione regionale tra le varie repubbliche post-jugoslave, in un ottica di superamento dei dissidi, delle divisioni ideologiche e di creazione di un mercato comune, anche in relazione all’UE e agli organismi internazionali. L’articolo parte da un neologismo, coniato da un giornalista inglese di The Economist, ovvero “jugosfera”, interpretandolo in questo modo:

“Il punto di partenza della riflessione di Judah è naturalmente quello economico. Egli rileva come nell’area si stia sempre più ristrutturando un mercato comune, considerato come unico in primo luogo dagli attori economici che vi agiscono. Le pagine dell’articolo si spingono tuttavia anche oltre, rivalutando le comunanze di carattere sociale e culturale delle popolazioni della regione, sottolineando quanto siano ancora forti le corrispondenze della vita quotidiana che vanno dalla lingua, alla gastronomia, sino alla musica.”

Non mi sembra che il giornalista in questione abbia inventato chissà cosa, forse ha rotto il tabù di utilizzare il prefisso “jugo”, che rimanda alla federazione demonizzata per anni  dalle correnti politiche che hanno portato alla sua disgregazione, piuttosto mi sembra un’evoluzione naturale delle cose in uno spazio pieno di denominatori comuni di tipo storico, culturale, linguistico e infine anche politico se non vogliamo ignorare i 50 anni di jugo-socialismo, comunque lo si voglia giudicare. Certo a fare notizia ci arrivano per primi gli economisti, i grandi gruppi aziendali, i manager, che con il loro pragmatismo, i loro interessi e le loro strategie di mercato hanno colto la palla al balzo facendo proprio il termine “jugosfera”. Con o senza UE, bisogna dimostrarsi competitivi e non farsi completamente assoggettare dai grandi gruppi multinazionali senza avere la voce in capitolo, questo pare essere la logica del convegno.

Tuttavia la “jugosfera”, il termine che trovo interessante e che a mio avviso rispecchia una realtà, non si può riferire soltanto alla sfera economica come infatti si accenna nell’articolo dell’Osservatorio. Penso che una “jugosfera” viene quotidianamente tessuta da milioni di persone con il loro bisogno di spostarsi, di fare commerci, di fare cultura, di tutelare le proprie relazioni personali, di uscire dai ghetti e superare i muri e le paura. “Jugosfera” è piuttosto un’evoluzione naturale delle cose, per la buona pace di tutti coloro che si agitano e sbraitano al solo sentir nominare una parola che inizia con “jugo”.

Infine tra i commenti a questo articolo trovo anche quello di un fotografo amatoriale veneto che presenta così il suo reportage fotografico, attribuendogli casualmente lo stesso nome:

“Comunque la si rigiri tra le mani questa sfera è un poliedro composto da infinite facce o da un’unica faccia che sembra ripetersi sempre uguale a se stessa. La sua antropizzazione è un vortice. L’indagine è inevitabile, pare imposta. Non esistono anticorpi. C’era una sfera e probabilmente c’è ancora.”

No Berlusconi Day

October 21st, 2009 Comments off
No Berlusconi Day - 5 dicembre 2009Ed ecco un post di eccezione rispetto alle tematiche solitamente trattate, ma come vedremo qualche collegamento con la “dimensione” jugoslavista lo si trova sempre. Magari qualcuno ha già sentito parlare di una manifestazione, adirittura internazionale, per chiedere le dimissioni del personaggio che tiene in ostaggio il paese da un po’ di anni: malgrado lo si poteva fare in almeno due occasioni soltanto negli ultimi due-tre mesi (scandalo “puttanopoli” e Lodo Alfano bocciato), nessuno lo ha fatto – chi per complicità, chi per codardia – poco importa. Questa manifestazione indetta per il 5 di dicembre, non è promossa da alcuna organizzazione politica, ovvero da nessuna componente o rete di movimento, e come accennato prima men che meno dall’innesistente opposizione; nasce, infatti, da un’iniziativa di alcuni bloggers, cittadini, espatriati e liberi pensatori, che per quanto si possa essere scettici sulla riuscita della cosa, hanno coinvolto migliaia di adesioni e si stanno muovendo in modo molto determinato, come testimoniano gli aggiornamenti sul blog della manifestazione.
Per quanto riguarda il scetticismo, dieci anni fa sicuramente avrei avuto da dire sui limiti del “antiberlusconismo”, tuttavia ora come ora sono costretto in parte a ricredermi, quindi vedere come una necessità e priorità assoluta l’uscita dalla scena del personaggio succitato e dei suoi più stretti collaboratori. Ai tempi di Genova nel 2001 sicuramente si respirava un’aria diversa e l’obiettivo era creare delle comunità politiche dal basso, con uno spirito antisistemico o in altri casi radicalmente riformista, ora invece ci troviamo in una dimensione parallela che ricorda le atmosfere di Philip Dick e che fa ribaltare nella tomba Guy Debord, una situazione che impedisce ad ogni critica di assumere un significato appropriato e che distorce continuamente, per dirla con Foucault, l’ordine del discorso. Sono convinto che anche per quanto riguarda l’attivismo diffuso, le cosiddette reti di movimento è indispensabile la fine del “berlusconismo” per poter ripartire e non trovarsi costretti continuamente ad agire in un contesto di anomalia, di eccezionaità, sempre qualche passo indietro rispetto al resto dell’Europa. Certo rimane l’incognita del “dopo”, come se ci dovesse essere un “day after”, che secondo molti apre scenari apocalittici da guerra civile, considerando l’intreccio degli interessi che ha il psico-Nano, il tessuto produttivo che lo sostiene da un lato e poteri forti dall’altro (godendo ormai soltanto di quello dei mafiosi spero) e il potere mediatico di cui dispone. La paura di cambiare, l’immobilismo, l’incapacità di immaginare “altro” – questo è il problema di fondo. Quello di cui bisogna disporre quindi, è come minimo un po’ di pessimismo costruttivo e di indignazione attiva, e come massimo un po’ di speranza, di corraggio e di desiderio di affrontare questo “giorno dopo” sapendo che alcune strade si apriranno e molte cose verrebbero messe in discussione.
L’errore peggiore sarebbe aspettare che il Signore dei Ratti che si è autoproclamato il padrino di questa “democratura” se ne andasse da solo,5 oktobar 2000 - Ostavka! per cause naturali o anche per una sconfitta elettorale che manterebbe comunque lo status quo. Sarebbe una sconfitta che lascierebbe i segni per anni. Il Signore dei Ratti va cacciato via a furor di popolo, in modo che gli altri ratti se ne stiano nelle fogne per un po’, prima di riacquistare il corraggio di uscire ancora. Tuttavia la sconfitta della “democratura” richiede ulteriori sforzi e presuppone anche l’uscita dalla scena dei leader principali dell’opposizione e un certo ricambio tra le file della sinistra radicale. Ma un passo per volta. Intanto mi auguro che questa manifestazione riesca e che coinvolga tutti quelli che hanno praticato la “democrazia diretta” in questi anni, sperando che mantenga la spontaneità e la genuinità senza farsi strumentalizzare o compromettere dai vecchi modi di fare politica. In Spagna l’hanno fatto. In Argentina l’hanno fatto. In America era lo stesso estabilishment che ha dovuto cambiare il volto prima che la situazione cominci a sfuggire di controllo. Infine, per tornare alle cose “jugoslaviste”, l’hanno fatto anche in Serbia il 5 ottobre 2000, a suon di ruspe e al grido di “Ostavka!”.
Appello in serbo-croato

1968: Stevo Zigon

December 1st, 2008 Comments off

Stevo Zigon, attore e regista jugoslavo, nato a Ljubljana 8 dicembre 1926, scomparso a Belgrado 28 dicembre 2005.

Da ragazzo ha passato due anni nel campo di concentramento di Dachau dove ha imparato il tedesco. Imprigionato perchè ha partecipato con la resistenza partigiana alle piccole azioni di sabotaggio. Grazie a questa terribile esperienza in cui ha conosciuto la mentalità degli ufficiali tedeschi, in seguito, durante la sua carriera ha interpretato spesso quel ruolo nei film di guerra. Ha studiato a Ljubljana e Leningrado. Si è laureato nel 1952 all’Academia delle Arti Teatrali. Alla facoltà era uno dei primi assistenti in seguito alla fondazione della stessa nel 1949. Ha interpretato in diversi ruoli, sia nel teatro che nel cinema, prima di dedicarsi alla regia. 

Nel 1968 si schiera con il movimento studentesco che contesta il degenero del socialismo e la "borghesia rossa". E’ passato alla storia il suo discorso di fuoco in cui utilizzava la famosa piece "La Morte di Danton" di Georg Buchner in cui interpretava un Robespierre onesto, senza compromessi ma comunque spietato, in cui processa Danton, suscitando l’entusiasmo degli studenti. Diceva: "…mentre guardiamo come questi marchesi e conti della rivoluzione giocano d’azzardo, mentre li guardiamo, con pieno diritto possiamo domandarci se sono loro i saccheggiatori del popolo…! Non c’è accordo, non c’è pace con gli uomini per i quali la Repubblica è una speculazione e la Rivoluzione un mestiere!"

Ecco un video tratto da un documentario di Zelimir Zilnik sul ’68 jugoslavo, negli ultimi 3-4 minuti c’è il discorso di Stevo.

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Marko Perkovic – Thompson

November 5th, 2008 1 comment
Da anni sento parlare di questo personaggio agghiacciante, un certo Marko Perkovic Thompson, che ancora riesce a riempire gli stadi cantando ed esaltando i crimini nazi-fascisti in Croazia. Una specie di turbo-folk in salsa “ustascia” che si scosta dal melos orientaleggiante e suona più “occidentale”, talvolta persino hard-rock, con i testi non ammiccanti o complici, come spesso accade nel pop-rock nazionalista nelle repubbliche ex jugoslave, ma talmente espliciti da risultare sconcertanti e grotteschi: particolarmente abberrante quello in cui ricorda con nostalgia il campo di concentramento di Jasenovac, evocando i corpi dei serbi sgozzati che galleggiano sul fiume Neretva. Thompson, (il nickname naturalmente deriva dall’omonima arma automatica), ha esordito nel 1991, all’inizio della guerra, sulla compilation “Rock per la Croazia“, proprio nel periodo in cui si era arruolato come volontario. Con gli anni è diventato l’ariete della propaganda nazionalista croata, sostenuto e sponsorizzato dalla principale major del paese Croatia Records, dalla Radio-televisione croata, dalla destra di Tudjman, dalla chiesa, dalle istituzioni ed enti locali che facevano buona ogni occasione per ospitarlo. Dopo anni di silenzio o di sporadici divieti per i suoi concerti soltanto all’estero, dove spopola tra la diaspora croata – probabilmente la parte più reazionaria del paese – finalmente qualcosa si sta muovendo per porre fine a questi retaggi nazi-fascisti, e per la prima volta in Croazia nella città istriana di Umag, viene chiesta la sospensione del concerto di Thompson. I media orientati a sinistra o almeno non di destra, hanno iniziato a fare le inchieste sul ruolo di questo fenomeno, seppur timidamente, dennunciando le operazioni per lo sdoganamento del fascismo, razzismo e fondamentalismo cattolico portate avanti negli ultimi 15-20 anni. Fin qui magari niente di nuovo sotto il sole, ma per rendersene conto bisogna vedere le immagini di un suo concerto, gremite di svastiche, celtiche, saluti romani, bandiere nere, croci, immagini di Ante Pavelic e altri criminali nazisti. Per dare un’idea: immaginatevi un concerto del defunto Massimo Morsello allo stadio di San Siro, come se ci fosse Vasco Rossi! Nulla di equivalente a Thompson si può trovare in nessun’altra repubblica post-jugoslava, malgrado turbofolk, rock nazionalista e tutto il resto. Si spera che le nuove generazioni sapranno rifiutare con maggiore determinazione questi escrementi culturali che insozzano Croazia da troppo tempo.
Per chi fosse iscritto a Facebook può trovare il gruppo “Zaustavimo Marka Perkovica Thomposna” (Fermiamo Marko Perkovic Thompson)…
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Montenegro style

August 8th, 2008 4 comments

Nella ridente repubblica montenegrina, finalmente libera dal giogo serbo, lo sviluppo va avanti a gonfie vele, soprattutto grazie ad un fiorente turismo basato sulla speculazione edilizia, apertura di locali, ristoranti e discoteche a suon di mazzette e senza piani regolatori, sulla devastazione e privatizzazione di quei pochi servizi pubblici rimasti. Il risultato è una situazione igienico-sanitaria penosa e un degrado ambientale che procede a velocità allarmante. I mafiosi russi fanno quel che gli pare, mentre ci si pavoneggia con dei ridicoli interventi pubblici finanziati dall’agenzia del dipartimento di stato americano UsAid, nota per essere una propagine “civile” della CIA. Incredibilmente i russi e americani si spartiscono pacificamente Montenegro senza scazzare più di tanto come normalmente accade a livello internazionale. Statarello off-shore, che come ci si poteva immaginare già da un po’ di anni, servirà per sciaquare i soldi sporchi delle economie illegali euro-asiatiche e americane. Una situazione non troppo dissimile dal Kosovo.

Tutto questo per dire che già da alcuni anni ogni estate infuriano epidemie di vario genere grazie alla zozzura del turismo turbo-folk, alla situazione drammatica in qui versa il sistema idrico del paese sulla costa, al problema dei rifiuti (e lì ci sono molte analogie con il Bel Paese) e all’assenza di qualsiasi intervento per sanare la situazione. Si riesce a insabbiare tutto, basta imboscare il rudo sotto il tappeto. I media sono “embeded”, gli ospedali vengono corrotti, la gente spaventata. In ogni città montenegrina c’è qualche caso di meningite e salmonella, mentre le intossicazioni “ordinarie” non si contano. In un paese di neanche 700.000 abitanti sono numeri da stato d’emergenza. Il governo se ne fotte. Importante è che gli affari vanno avanti e che la sua struttura mafioso-tribale rimanga intatta. Penso che a metà agosto si correbbero meno rischi in qualche villaggio del sud dell’India che sulla costa montenegrina. C’è da stare attenti. Personalmente mi sono inteossicato due anni di seguito, ho cristato per qualche giorno mangiando riso in bianco e fette biscottate. Tutto questo mentre qualcuno si vanta di voler diventare Montecarlo balcanica o Svizzera mediterranea. Montenegro style…

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Radovan Horror-Pop

July 23rd, 2008 Comments off

Radovan Horror-Pop

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Rom: lettera aperta della comunità serba di Milano

June 14th, 2008 1 comment
Cari amici,

è terribile quello che deve capitare alle persone all’inizio del Terzo milennio! Sul continente europeo, nel paese fondatore della Comunità Europea.
Quando l’europarlamentare Rom ungherese Viktoria Mohacsi ha obbiettato la mancanza della banca dati riguardante la comunità Rom in Italia, non ha certo pensato a questi risvolti e alla schedatura. Ma alla possibilità di accedere ai fondi EU per l’integrazione dei Rom.
 
Questa necessità di censire viene strumentalizzata dalle Istituzioni italiane per una aperta discriminazione delle persone, il che è intolerabile. Appartenere ad un etnia diversa non è ne  mai potrebbe essere la prerogativa  ne al comportamento deviante ne a quello virtuoso.
 
Ci troviamo davvero davanti al paradosso che questa situazione possa alimentare:
    1) il divario tra Rom e Sinti italiani e Rom di altra cittadinanza o apolidi;
    2) il divario tra gli italiani di diverse etnie;
    3) la legittimazione del razzismo.
 
Esprimimo la nostra piena solidarietà alle famiglie che sono sottoposte a questa barbarie e diamo pieno appoggio ad una ricchiesta dell’ Osservatore esterno tipo OSCE o di un altra associazione/organizzazione che nutre la fiducia nella popolazione per poter racoglere i dati anagrafici assieme alle Istituzioni italiane.
Noi siamo indisolubilmente legati alla popolazione Rom, abbiamo sofferto spesso insieme nella storia.  Il campo di concentramento di Jasenovac, dove sono morte alcune centinaia di migliaia di persone, è solo uno degli esempi che ci lega per sempre. Anche  nell’ultima guerra contro la Jugoslavia, condotta dalla Nato, gli amici Rom e Sinti in Italia erano al nostro fianco a protestare contro la guerra. Molti di loro erano fugiti dal nostro paese in Italia proprio scapando da questa guerra.
Oggi, in questo momento particolarmente triste per tutti noi nel vedere la storia ripetersi, siamo solidali con i nostri fratelli Rom e Sinti. Oggi noi dobbiamo e vogliamo essere a loro fianco.

Comunità serba di Milano

Ci vediamo alla Manifestazione del 13-14 giugno a Milano!

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Goli Otok

May 12th, 2008 Comments off

Goli OtokGoli Otok (Isola Calva o nuda letteralmente) era un nome che incuteva terrore, un nome che veniva pronunciato a voce bassa – per spaventare o distogliere qualcuno dai pensieri “proibiti”. Un campo di prigionia da dove sono passati circa 30.000 appartenenti al Partito Comunista Jugoslavo dal 1949 al 1956 – ovvero dalla rottura con Stalin e le conseguenti minacce di invasione fino alla “distensione” sotto Kruscev. Un lagher simile ai gulag sovietici o ai campi di rieducazione cinesi. Il 10% dei detenuti è morto sull’isola, maggior parte uccisi per mano dei propri compagni. Nella sua struttura Goli Otok si distingueva dai gulag perchè funzionava sul principio di perpetuum mobile, ogni tipo di solidarietà tra i prigionieri era spezzata fin dall’ingresso, mentre la funzione del lagher era quella di formare spie, prima costringendoli a tradire i compagni e poi usandoli come informatori in cambio di una libertà vigilata. Il tutto ovviamente aveva come obiettivo quello di “far aprire gli occhi ai compagni che sbagliano” e aiutarli ad essere riportati sulla rette via. Non mi soffermerò sui dettagli abberranti, sul terrorismo psicologico, le torture, i  capò “ustascia”, eroi della resistenza torturati…Sembra che non ci sia neanche uno stato al mondo che non abbia avuto un campo di concentramento per i prigionieri politici nel corso del novecento, compreso il Bel Paese con i suoi carceri speciali (dove, seppure in proporzioni minori, non sono mancate torture, utilizzo di aguzzini mafiosi ed altri sistemi totalitari), occultati dalla storia ufficiale, e riportati alla luce solo in alcuni ambiti ben precisi. Quella che segue è la traduzione di uno dei scritti introduttivi al romanzo “Le Hawaii di Tito” di Rade Panic, ad opera dell’autore stesso, un medico jugoslavo reo di aver dubitato del modello socialista che si stava instaurando. Potete leggere gli articoli e la biografia sul suo sito “Tito’s Hawaii”.

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Festa Balcanica al SOS Fornace, Rho (MI)

March 28th, 2008 Comments off

Sabato 5 aprile festa balcanica alla Fornace, spazio autogestito di Rho (MI), organizzata insieme alla comunità rom di Via Sesia, in risposta ai soliti grugniti leghisti e politiche razziste per le quali si distingue in particolare il comune di Milano. Sarà presentata la raccolta di poesie rom “Voci dal silenzio”, seguirà la cena con tanto di maialino allo spiedo e “shljivovica” e infine il concerto del noto quartetto zigano-balcanico “Muzikanti”. La serata è organizzata in collaborazione con l’associazione Opera Nomadi e i ricavati andranno a finanziare l’acquisto di un pullmino che servirà per portare i bambini del campo a scuola. Incollo qui di seguito il comunicato sull’iniziativa.

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Z* Balkans – il nuovo numero

March 12th, 2008 Comments off

Zbalkans E’ uscito il quarto numero di Z Magazine Balkans: la prima rivista alterglobalista post-jugoslava. Il prezzo è di 100 dinari, cioè 10 kune, cioè circa 1,20 euro. La rivista in formato A4, ha 80 pagine. In questo numero, allegato alla rivista, ci sarà il documentario "Contratto a danno dei terzi", sulla lotta dei lavoratori di Jugoremedije contro la svendita dell’azienda, culminata con l’occupazione della fabbrica. Per saperne di più potete andare sulla pagina in inglese del collettivo che cura la rivista.

In questo numero tra le altre cose si trova anche un’articolo dei Wu Ming (Cuba, l’isola delle contraddizioni) e un articolo su Cristiano Lucarelli "l’eroe della classe operaia italiana" (!)

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