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Archive for the ‘Muzika’ Category

Via Milan Mladenović a Zagabria

October 26th, 2012 Comments off

Da oggi a Zagabria ci sarà una via intitolata a Milan Mladenović il cantate degli EKV. Nessuno ha potuto porre il veto su un’iniziativa del genere malgrado i tentativi per farlo. Il fatto è significativo e non a caso ha avuto un certo rilievo sui media. Intitolare una via ad un cantante belgradese non è da tutti giorni là dove le politiche culturali per anni si sono impegnate a separare, distinguere, rimuovere, riscrivere. Per di più il cantate di un gruppo eretto a simbolo dalla generazione che condivideva un senso comune liberal e anti-conformista nel contesto jugoslavo, insofferente verso le derive identitarie che contaminavano ogni ambito della produzione culturale. Mladenovic era uno degli artisti che si sono esposti nel denunciare le spinte guerrafondaie. Nel ’91 parteciparono al concerto Yutel za Mir a Sarajevo.

https://www.youtube.com/watch?v=sx2Hl0xeliI

Categories: Muzika, Politika, Storie Tags: , ,

V.A. Post-punk sloveno

February 9th, 2012 Comments off

In riferimento all’articolo scritto per Retrophobic ecco un’altra compilation questa volta sui gruppi post-punk sloveni. Contiene band stilisticamente molto diverse e magari appartenenti a sotto generi diversi, ma nati nell’ambito di un fenomeno in qualche misura “trasversale” come novi val, ovvero quella risposta jugoslava al punk che col senno di poi ha mostrato di avere diversi denominatori comuni nell’attitudine, nelle tematiche e nell’approccio. In questa raccolta Pankrti, 92, Berlinski Zid, Lacni Franz, Borghesia, Via Ofenziva, Laibach, Cao Picke, 300000 V.K.

V.A. Post-punk sloveno ’80

V.A. Novi Val (in seguito alla seconda puntata su Retrophobic)

February 7th, 2012 Comments off

In seguito alla seconda puntata dello speciale dedicato al punk e alla new wave jugoslava di fine anni settanta inizio ottanta, scritta per Retrophobic webmagazine, ecco una breve compilation con i gruppi menzionati nell’articolo. Per chi è interessato all’argomento può avere un riferimento immediato per calarsi nell’atmosfera e nelle sonorità del periodo senza le lunghe ricerche. Tenterò di proporne una per ciascun articolo scritto. In questa compilation compaiono Prljavo Kazaliste, Azra, Haustor, Film, Paraf, Termiti, Mrtvi Kanal, Satan Panonski, Kud Idijoti.

V.A. Cro Novi Val ’80

L’ultima gioventù jugoslava

January 11th, 2012 Comments off

Segnalo questa promettente mostra che si tiene a Belgrado proprio in questi giorni e che purtroppo non avrò modo di vedere. Quindi spero che ci saranno delle testimonianze video o fotografiche da consultare in rete…

Tradotto dal sito del Museo della Storia Jugoslava

L’ultima gioventù jugoslava 1977-1984
Museo della storia jugoslava dal 17/12/2011 al 15/01/2012
post punk/fanzines/fumetto underground/video installazioni/performance/DIY/foto

La mostra “L’ultima gioventù jugoslava” si occupa di produzione e diffusione della cultura pop alternativa nella SFRJ tra la fine degli anni settanta e inizio degli anni ottanta. I giovani autori, incoraggiati dalle libertà conquistate dal movimenti punk, introducono nuove forme di espressione e dell’agire culturale. La nuova scena musicale è seguita dalle fanzine, dalla stampa giovanile, ma anche dai media ufficiali come Radio Televisione Belgrado. Intorno a questa scena sorge una nuova socialità che si intreccia con l’organizzazione dei concerti, feste, azioni artistiche spontanee, dibattiti…”Fallo da solo” è un principio che cancella le differenze tra i protagonisti e il pubblico – attraverso l’improvvisazione e sperimentazione cresce la produzione di flyer, poster, cassette audio, fumetti, fotografie, fanzine e riviste.
“L’ultima gioventù jugoslava” si occupa di quella corrente che poi sarebbe stata denominata “novi talas“. La mostra si focalizza sul periodo precedente al quale le band più emblematiche facessero contratti discografici e diventassero mainstream.
In questo periodo lo spazio culturale jugoslavo comincia a frammentarsi, sia la sfera culturale ufficiale che quella dissidente comincia a distinguersi tra quella serba, croata, slovena ecc. Tuttavia l’opinione pubblica giovanile per un certo periodo rimane fuori da questo processo mentre i movimenti subculturali citati non sono ancora segnati dal fattore nazionale. “L’ultima gioventù jugoslava” è un nome per l’ultima ondata di innovazione nello spazio culturale jugoslavo nella sua integrità che collegava la cultura d’elite e la cultural popolare, lasciando una forte influenza sulle generazioni cresciute nel tardo socialismo. Il fatto che la mostra sia focalizzata su Belgrado è stata una scelta dovuta ai motivi pratici, considerando che la quantità dei materiali disponibili è tale che nemmeno la scena belgradese potesse essere rappresentata in maniera adeguata. Dunque questo punto di vista degli autori sul episodio belgradese dell’Ultima gioventù jugoslava si propone di continuare la ricerca auspicando delle collaborazioni con altri centri del territorio ex jugoslavo.
Nella mostra è stato utilizzato il materiale d’archivio TVB-RTS con gli spezzoni delle trasmissioni d’epoca, e a parte la collezione del MIJ è esposto il materiale delle collezioni private.

La mostra “L’ultima gioventù  jugoslava”  sarà aperta fino al 15 gennaio 2012, ogni giorno, a parte lunedì, dalle 10 alle 16.

Autori: Marina Martic e Stevan Vukovic
Design: Monika Lang e Andrea Miric
Produzione: MIJ, Amademica, SKC

Articolo per Retrophobic a puntate

January 10th, 2012 Comments off

Segnalo l’articolo che ho scritto per la webzine Retrophobic. Si tratta di un approfondimento sul punk e sulla new wave jugoslava in sei puntate, quante erano le repubbliche della ex Jugoslavia, ognuna con qualche tratto distintivo per quanto riguarda la musica rock. La prima parte, quella appena pubblicata parla della Slovenia, con un focus sugli anni che vanno dal ’77 al ’84, all’incirca il periodo definito in seguito “novi talas”. Dopo un articolo introduttivo scritto quasi un anno fa, tenterò di dare una visione d’insieme di quel fenomeno di cui tanto parla la critica nelle repubbliche ex jugoslave in questi ultimi anni. La fase della retrospettiva, del recupero e della valorizzazione della produzione culturale prima del disastro degli anni ’90 è all’apice, parte di un fenomeno globale, con la differenza che la mitizzazione viene rafforzata a causa del collasso politico-economico dopo la caduta del Muro. Lungi dal voler dipingerla a tutti i costi come un “epoca d’oro”, come spesso viene percepita da chi è cresciuto negli anni ’80, diversamente dall’Italia dove quel decennio viene ricordato soprattutto per il kitsch televisivo, craxismo, culture giovanili frivole o destroidi come i paninari, spero di dare un contributo di qualche interesse per gli appassionati della musica underground e delle controculture.

Punk e New Wave nella ex Jugoslavia – parte 1: Slovenia

Darko Rundek

August 15th, 2011 Comments off

Niente di meglio che un concerto inaspettato. Senza programmarlo settimane o mesi prima, ripassare gli album per essere “pronti” e rischiare di trovarsi quasi demotivati a metà concerto proprio per troppe aspettative cresciute a dismisura nel frattempo. Così, a sorpresa vidi i Laibach qualche anno fa, in un contesto improbabile per chi conosce il gruppo, che con le sue performance richiede spazi tetri, minacciosi, asettici. Invece eravamo in mezzo all’alta stagione nella super-turistica Dubrovnik, il gioiellino dell’Adriatico, che come come ogni luogo che dipende totalmente dal turismo, rischia di diventare una specie di Disneyland. Il clima era tiepido e molliccio, con l’aria impestata di odori in cui si mischiano allegramente le creme solari e i gamberetti fritti, con frotte di turisti pasciuti con l’epidermide rosolata che viene risaltata dalle tinte bianche dei vestiti. Ma una volta sfuggiti a questo scenario e trovato il luogo del concerto si poteva tirare un sospiro di sollievo. Si trattava di una vecchia quarantena portuale dove venivano depositate le merci sospette o contaminate che chiamano Lazareti (appunto da lazzaretto), oggi un club orientato verso la musica “alternativa” ed elettronica. Fu una bella performance, interamente dedicata all’album “Volk“, di fronte a duecento o trecento persone, numero ideale per godersi il concerto senza attacchi agorafobici.

Ma in realtà volevo parlare di un altro concerto più recente. Quello di Darko Rundek, che finalmente ho avuto modo di vedere nella natia Herceg-Novi. Anche questa volta il contesto da alta stagione, con la cacofonia tipica della costa montenegrina in cui ti senti frullare nelle orecchie turbo-folk, disco, pop, chill-out e quant’altro. Infatti vista la tipologia umana da villeggiatura dubitavo che ci sarebbe stato il pienone di gente entusiasta che cantava addirittura le canzoni dell’ultimo album “Plavi avion” uscito pochi mesi prima. Ma chi è Rundek? E’ un tizio che cantava nel famoso gruppo new wave Haustor di cui ho parlato qualche volta su questo blog. Li paragonavo ai Talking Heads o ai Police per le sonorità afro, reggeae  e world music che in parte Rundek successivamente ha sviluppato in una chiave diversa, più cantautoriale . Musica melanconica, a volte cupa a volte struggente, venata di blues, di folk, di rock, ma anche di melos tipico dell Mediterraneo orientale.  Il tutto ha un sapore “arty” che di solito mal sopporto ma che in questo caso non mi dà alcun effetto collaterale, forse per il tipo di personaggio che guida questa orchestra o per il tipo di storie che racconta. Rundek non ha partecipato alle guerre “patriottiche” e forse anche per questo per anni non trovò modo di continuare a produrre musica nel proprio paese (Croazia), trasferendosi a Parigi. Durante la guerra conduceva una trasmissione radiofonica su Radio Brod, un’emittente galleggiante nelle acque internazionali dell’Adriatico, cercando di far veicolare i messaggi pacifisti. Questo mentre molti altri musicisti del suo paese erano intruppati partecipando ai progetti patriottardi del regime di Tudjman. E’ anche per questo che trova un’accoglienza calorosa ovunque suoni nelle repubbliche ex jugoslave, escludendo l’episodio odioso in cui fu preso a pugni da un ultra-nazionalista serbo durante uno dei primi concerto dopo la fine dei conflitti tenutosi a Belgrado.

Ecco l’ultimo album “Plavi Avion

Sejmeni dolaze

June 22nd, 2011 2 comments

“Sejmeni” od Haustora mi je stvar momenta. Mračna i melodicna, sa tipičnim ’80 new wave zvukom. Tražio sam tako tekst jer su mi neke riječi bile nejasne i naišao na svastaru.com Koliko sam razumio “sejmeni” su bili neki turski odred, sastavljen od janjičara, zadužen za represiju. Ne znam tačno o kom vijeku se govori. Zbog toga je neko od komentatora interpretirao to kao da se radi o nekoj nacionalističkoj poziciji, a neko drugi da je sa sejmenima  autor u stvari predstavio srbo-četnicke jedinice koje okupiraju hrvatsku. Nevjerovatno. Darko Rundek je notorni ljevičar i simpatizer liberterske misli, te umijetnik koji je napustijo tuđmanovu Hrvatsku, vjerovatno ne prihvativši demagogiju “domovinskog” rata. A ja sam s moje strane pomislio da se tu govori o Španskom Ratu i otporu protiv frankizma s obzirom na parolu “no passaran” koja se pojavljuje u pjesmi, te zbog toga što kaže “u nama vrijeme se mijenja, i svi su opet spremni da se bore za san”. Da ne govorimo o tome što su sejmeni “crni momci” koji ostavljaju “plameni trag” – na sta čovijek da pomisli nego na fašizam. Pokušao sam ostavit komentar na sajt, ali su izgleda komentari isključeni, pa ga eto kačim ovdje.

“Pjesma je ocigledno antifašistička. Dovoljan je citat parole iz španskog rata “no passaran”, sličan nasem “smrt fašizmu”, samo sa možda više internacionalističkim značenjem. “Crni” sejmeni predstavljaju oblike autoritarizma koji iza sebe ostavlja plameni trag rata. Revolucija je jedan prelom u trajektoriji prostora-vremena. Kada sazre u ljudima to “novo vrijeme” i ispolji se onda dođe do velikih promijena ili do otpora sistemu koji pretenduje da dominira. Na koje se tačno događaje odnosi Rundek to ne znamo, ali vijerovatno se radi o arhetipu liberterske misli. Do duše javno je i poznato da je on ljevičar i da ima simpatije prema anarhizmu, vise idealistički nego militantski. Svi ovi komentari sa nekim insinuacijama o “nacionalizmu” ili nekim zlim namijerama su totalni delirijum ljudi koji ne znaju što govore. Pjesma je jako ljepa i uvijek aktuelna.”

* In “leggi tutto” la traduzione del testo della canzone

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Luna – Nestvarne Stvari (1984)

May 15th, 2011 Comments off

Una delle scoperte recenti sulla new wave jugoslava. Gruppo meno conosciuto dei soliti nomi che si tirano fuori quando si parla di quel periodo, ma altrettanto interessante. Il progetto nasce  nel 1981 dall’incontro tra alcuni membri della dark band “La Strada” e altri di “Pekinska Patka”, punk rock di Novi Sad. Da sentire.

Luna – Nestvarne Stvari (1984)

Categories: Download, General, Muzika Tags:

Odbrana i Poslednji dani

April 14th, 2011 1 comment

Idoli - Odbrana i Poslednji DaniOdbrana i poslednji dani” album del gruppo Idoli, esponenti della scena new wave belgradese. Registrato, arrangiato e prodotto dalla band con aiuto di due collaboratori nel 1981. E’ considerato da una parte della critica uno dei migliori se non il migliore album rock della ex-Jugoslavia. Viene pubblicato nel 1982 per la Jugoton. L’album si ispira all’omonimo racconto (La difesa e gli ultimi giorni) di Borislav Pekic, scrittore, autore teatrale e sceneggiatore, membro della “Gioventù democratica” negli anni ’30, in seguito diventa apprezzato dalla critica e famoso a livello  internazionale, ma malgrado questo fin dalla giovane età è perseguitato dalle autorità fino all’esilio  a Londra nel 1971. Quindi si presenta come un concept album che graficamente si ispira all’iconografia religiosa ortodossa mentre i testi sono tutti in cirillico, probabilmente si trattava di una forma di provocazione dato che alcuni aspetti culturali erano un tabù. Per una più dettagliata spiegazione su questo album e sui brani che contiene rimando alla pagina inglese di wikipedia. Non saprei se e quanto possa essere sopravvalutato, ma senza dubbio rimane un ottimo album della new wave jugoslava, introducendo in maniera molto discreta gli elementi e sonorità della musica tradizionale, quindi differenziando si un po’ dai tipici standard anglo-sassoni di questo genere. Gli arrangiamenti sono curiosi e talvolta bizzarri rendendolo un’opera tutto sommato originale, rafforzando in qualche modo un sound tipicamente  “jugoslavo”. I testi possono risultare oscuri per chi come me non ha letto il racconto al quale si ispira e non conosce bene il contesto nel quale fu registrato.

Idoli – Odbrana i poslednji dani (1982)

Articolo su Retrophobic

February 25th, 2011 Comments off

Retrophobic è una webzine orientata verso post-punk, new wave, garage, power-pop e indie. In sintesi la rivista sul retronuovismo come dice il logo. Recensioni, interviste e speciali sulle correnti musicali che affondano le radici nei terreni più irriverenti dei decenni passati, in particolare in quegli anni ’80 paralleli e lontani anni luce dalla frivolezza del pop-rock che tutti conoscono. A me piace particolarmente la rubrica sulle copertine degli album. Mi hanno sempre incuriosito le scelte che si fanno per rappresentare con un’immagine l’intero album, sia che si tratti di un messaggio politico esplicito forte che di una rappresentazione astratta che usa un linguaggio ermetico. Insomma…dalle copertine dei Dead Kennedy’s a quelle dei Joy Division, tanto per stare nel genere al quale sono più affezionato. Ma perché questa divagazione? Perché il curatore di questo sito mi ha chiesto di scrivere qualcosa per quanto riguarda ex-yu rock, allora ho pensato di scrivere una panoramica sulla new wave tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80. Cose di cui ho spesso scritto qui, ma sempre a spizicchi e bocconi – una caratteristica abbastanza consolidata di questo blog “collage”. Ora finalmente mi sono deciso a tentare di scrivere qualcosa che si avvicina ad un vero articolo, non la solita divagazione, aneddoto, ricordo, nano-pubblicazione.

Rock Jugoslavo: “Novi Talas” 1978-1982