Questi anni ’00 del ventunesimo secolo, nell’ambito della musica rock e di tutti i suoi derivati, è proprio un decennio dei revival, della restrospettiva e del ritorno, sia dei giganti (o meglio dinosauri) che dei lillipuziani. Un momenti di stasi, non necessariamente negativo: nel mezzo secolo passato ci sono state talmente tante innovazioni che non potevano certo essere digerite, comprese e superate in un arco di tempo così ristretto. La musica classica ci ha messo almeno 3 secoli a svilupparsi e raggiungere il proprio culmine per poi lasciare spazio alla musica “elettrica”. Così da un lato c’è l’industria discografica che cavalca il fenomeno e fa un sacco di quattrini, ci sono i vecchietti del rock, magari quelli che hanno sputtanato i loro miliardi, approfittano della situazione per risolevare il proprio conto in banca, poi ci sono i nostalgici o quelli che hanno finito la loro carriera troppo bruscamente, diventati dei miti nel frattempo e reclamati a gran voce dai fan. Tutto questo, in gran parte a ragione, da molti è reputato negativo – viene visto come come una serie di parassitarie operazioni di marketing che inibiscono l’innovazione e la creatività e puntano sui retrogradi sentimenti nostalgici. Ma bisogna dire che il fenomeno si riperquote anche ai livelli delle etichette indipendenti e poi discendendo fino ai molteplici circuiti alternativi, “DIY”, autoprodotti, dove di soldi non ne girano e di conseguenza non sono quelli a muovere le fila, malgrado questo vediamo ritornare i vari miti locali del punk, hardcore, metal ecc. per la gioia dei vecchi e dei nuovi fan.
Anche nelle repubbliche ex-jugoslave questa tendenza si è fatta sentire, ed ecco che gli ultimi resuscitati sono
Pekinška Patka (Anatra Pechinese), gruppo punk di culto, formatosi nel 1978 a Novi Sad, fondato da un giovane professore di un istituto tecnico, Nebojša Čović “Čova”. Un banda di nerds che sul palco si trasformava in pazzi isterici, conciati nel tipico stile punk ’77 londinese. Il loro primo singolo “Biti ružan, pametan i mlad” (Essere brutto, giovane e intelligente) ha venduto incredibilmente 35.000 copie, dissipando un po’ di dubbi all’industria discografica jugoslava su quanto convenga produrre roba punk, forse aprendo la strada in questo modo ai Šarlo Akrobata, Idoli e tutti quelli che in seguito si sono fatti conoscere al grande pubblico. Hanno fatto solo due album di cui il secondo (che non ho ancora avuto modo di sentire) pare sia new wave a differenza del primo, pallottole di punk anfetaminico da 1 minuto e mezzo ciascuna. Probabilmente si tratta di una reunion temporanea, apposta per suonare all’
Exit festival di Novi Sad, dove hanno suonato di spalla ai Sex Pistols il 13 luglio scorso. Beccatevi il loro primo singolo:
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