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New Wave nella ex Jugoslavia: tra Belgrado e Novi Sad

January 29th, 2013

Parte 1 Parte 2

laboratorija zvukaDopo una lunga pausa arriviamo alla terza puntata dedicata alla new wave jugoslava, ovvero al cosiddetto novi talas il termine adottato dalla critica solo successivamente per indicare un fenomeno non solo musicale. Abbiamo visto che il contesto in cui nasce contiene alcune particolarità legate alla realtà socio-politica di un paese ufficialmente ancora saldamente socialista, che però inizia a dare i primi segni di crisi. Una crisi che forse in quel momento può essere ancora interpretata in modo positivo se ci concentriamo solo sulla produzione culturale di un certo tipo e lasciamo da parte le forze in gioco che avrebbero determinato la distruzione del paese e l’imposizione di una nuova cultura di massa reazionaria e volgare. Quel nazional-liberismo di stampo criminale che potrebbe rappresentare un pericoloso precedente alla luce dell’attuale crisi non solo nei paesi che hanno attraversato la transizione.


Beograd 68Come si diceva in precedenza il regime socialista jugoslavo, collocato nel blocco dei non-allineati, dopo le agitazioni del ’68 decide di scendere a compromessi con la richiesta dal basso di una maggiore libertà di espressione, utilizzando strumentalmente questo spazio di apertura come una valvola di sfogo e un metodo per prevenire che la concentrazione del malessere possa sfociare in una critica politica più diretta. Così nel corso degli anni settanta e in particolare alla fine del decennio, nascono le riviste studentesche, dirette dai giovani iscritti al partito con il beneplacito a fasi alterne delle istituzioni universitarie. Ai festival musicali diretti dalla Lega della gioventù socialista jugoslava vediamo partecipare i gruppi tutt’altro che conformisti, e in uno di questi, i censurati Pankrti, paradossalmente vincono un prestigioso premio nel 1980. Saranno proprio queste associazioni “di regime”, oltre alle non molte fanzine indipendenti, a diffondere punk, new wave, ma anche elettronica e musica sperimentale, creando dei canali aperti conStudent Magazin altri centri europei. Una situazione che negli altri paesi monopartitici dell’Europa dell’est non si poteva riscontrare, e che faceva sì che la Jugoslavia fosse un’anomalia. Lungi dal voler elogiare le istituzioni di allora e dargli il merito del fenomeno novi talas, tuttavia non si possono negare i fatti sopra citati, ignorare le contraddizioni, così come la presenza di persone illuminate nei media e nella discografia.
Grazie a questa contestualizzazione, l’immaginario estetico dei gruppi new wave jugoslavi è fortemente influenzato dagli aspetti tardo-socialisti traducendosi spesso in colori bianco e nero, vestiario scialbo, sfondi dei video e delle copertine scarni e geometrici. La psicosi da guerra fredda, che in quel momento sembrava dovesse durare in eterno, si avverte moderatamente poiché all’epoca regna un certo ottimismo come testimoniano i protagonisti stessi di questa scena, oggi si può rimanere perplessi di fronte a questo contrasto con il no future inglese. E’ meno diffusa una critica diretta, tipica del punk, soprattutto tra i gruppi belgradesi, mentre la trasformazione viene coltivata nell’intimo ed espressa con i messaggi ermetici o con lo scherno destabilizzante dei più coraggiosi. In realtà c’è tanta voglia di evasione e di disimpegno che si esprime però con un linguaggio artistico cupo e acido. Da oltre trent’anni nel paese domina uno rettorica disciplinare e moralista, così mentre nell’Europa occidentale traspaiono altri oggetti della critica, come la mercificazione e la società dello spettacolo, qui si sente soprattutto la necessità di liberarsi dai diktat vetusti in cui non credono più neanche gli esponenti dello stesso regime.
3-skc_novitalasA Belgrado l’onda nuova arriva con un anno di ritardo rispetto Zagabria e Ljubljana, ma attecchisce subito per ovvi motivi, essendo la città più grande, con tutti i centri universitari più importanti, in cui è concentrata molta della produzione musicale e cinematografica. L’epicentro del fenomento è SKC (studentski kulturni centar). I membri di tutti i più famosi gruppi new wave belgradesi come Idoli, Šarlo Akrobata, Električni Orgazam sono cresciuti proprio qui, a contatto con la giovane elité artistica attenta all’avanguardia e alla sperimentazione. C’è da dire che anche questo è uno dei motivi di tanta tolleranza: il fatto che sono coinvolti nel fenomeno novi talas i figli della “borghesia rossa” jugoslava – gente inserita ai posti di comando del defunto regime che poteva non gradire che le forme di repressione si abbattessero sui loro figli.
Lasciandoci dietro queste considerazione vediamo chi erano i protagonisti della new wave serba, con due centri principali aŠarlo Akrobata Belgrado e Novi Sad. Sembra che a Belgrado tutto ebbe inizio con Šarlo Akrobata un giovanissimo trio che si lascerà alle spalle solo un album (Bistriji ili tuplji covek biva kad…) ma i cui membri fonderanno dopo lo scioglimento, due gruppi tra i più importanti della scena rock jugoslava, EKV e Disciplina Kičme. Basso imponente, chitarra semi-pulita stridula e lamentosa, ritmiche incalzanti, Šarlo Akrobata ricordano per certi versi Gang of Four, ai quali hanno aperto nel 1981 a Zagabria. Insieme a Idoli e Elektricni Orgazam parteciperanno alla compilation di culto Paket Aranžman, considerata a tutt’oggi il simbolo di quel periodo. Gli Električni Orgazam hanno fatto due album interessanti, il primo (omonimo) sul genere synth-punk minimalista recensito positivamente sulla rivista londinese New Musical Express, mentre nel secondo, “Lišće prekriva Lisabon” introducono qualche elemento di psichedelia e sperimentazione. Segue una lunga discografia poco interessante che inizia da subito con una repentina caduta di stile, all’insegna del rock convenzionale, orecchiabile e volutamente ingenuo. Idoli nascono da prima come “Dečaci” in collaborazione con fotografo e artista Dragan Papić, avendo come obiettivo più quello di creare un fenomeno mediatico in cui rappresentare un opera pop-art, che non di essere un gruppo musicale. Tuttavia, dopo che sono diventati famosi senza aver prodotto neanche un album, decidono di fare VIS Idoliveramente una band, appunto Idoli. Inizialmente usano la sigla VIS prima del nome, rifacendosi all’usanza buffa dei primissimi anni sessanta in cui molti gruppi beat specificavano di essere “vokalno instrumentalni sastavi”. La scelta stilistica infatti è tutta dedicata agli anni cinquanta-sessanta in chiave ironica, incrociata con le sonorità new wave tipiche della loro epoca. Anche nella cura del loro look insistono sullo stile che ricorda le feste rock’n’roll di fine anni ’50. Un’altra compilation fatta per promuovere la scena belgradese, esce nello stesso anno e si chiama “Artisticka radna akcija”. Vi partecipano più gruppi, la maggior parte dei quali cadono nel dimenticatoio dopo un singolo o poco più. Degni di nota sono Petar i Zli Vuci dai ritmi reggae, i più punkeggianti Radnicka Kontrola di Cane il futuro leader dei Paribrejkers, gruppo che si orienterà verso una tradizione più vicina agli Stooges, New York Dolls o ai classici Rolling Stones, e infine Bezobrazno Zeleno dal suono molto rappresentativo del “novi talas” belgradese.
Spostandoci verso synth-pop ed elettronica troviamo alcuni progetti interessanti come i Beograd con il loro album “Remek delo” delBeograd - Remek Delo 1983 in cui si sente l’anticipo del genere electro-clash o Du-du-a con un synth-pop dagli arrangiamenti molto curati. Lasciando Belgrado e spostandoci a Novi Sad, troviamo La Strada gruppo new wave che suona più maturo e raffinato rispetto a quasi tutti gli altri citati fin’ora, fondato dal poeta e scrittore Slobodan Tišma, personaggio solo recentemente uscito dall’underground, vincendo il prestigioso premio NIN (dall’omonima rivista serba) per il suo ultimo romanzo “Bernardijeva soba”. E’ un peccato che abbiano fatto solo due album, suonando in modo frammentario e discontinuo, con frequenti cambi di formazione, dal 1980 al 1987. Mentre La Strada fanno un dark-romantico che tende verso il pop, il progetto parallelo Luna tende verso un post-punk più aggressivo, con un solo album del 1984 “Nestvarne stvari”. Poi troviamo Penkinška Patka, punk dadaista e isterico, con brani che non durano mai più di due minuti, pionieri nel loro genere con la prima apparizione dal vivo nel 1978. Ricordati per i live energici, si lasciano dietro solo due album “Plitka poezija” (1980) e “Strah od monotonije” (1981) un tentativo di fare qualcosa di più evoluto ispirandosi agli Stranglers e Magazine. Da non perdere i Laboratorija Zvuka, anche se difficilmente classificabili, si collocano comunque nel novi talas con le influenze che vanno dal folk al progressive, dall’elettronica al pop. Collaboreranno con la RTV (Radio televisione Vojvodina) componendo la colonna sonora per “Poletarac”, una famosa trasmissione per bambini.
Dopo questa breve panoramica sui gruppi new wave serbi, c’è da dire che ancora oggi vengono scoperti gruppi e progetti sconosciuti e oscuri, come ad esempio quelli apparsi su una compilation di recente uscita dedicata alla musica elettronica, per lo più autoprodotta. E’ intitolata Ex Yu Electronica Vol I: Hometaping In Self-Management e contiene una quindicina di tracce tra dark-wave, ambient, minimal e noise. Infine novi talas negli ultimi anni viene valorizzato e riscoperto anche a livello mainstream al punto che, a Belgrado e non solo, si sono viste molte iniziative, tra mostre, documentari e pubblicazioni che raccontano il fenomeno. Per citarne alcune, come ad esempio la mostra che si è tenuta al museo della Jugoslavia alcuni mesi fa intitolata “Poslednja jugoslovenska mladost” o la trasmissione “Rockovnik” della Radio Televisione Serba che ha dedicato diverse puntate a questo genere.

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