Kosovo 1941
February 23rd, 2008
Questo blog non si occupa di politica, se non in senso molto lato, semmai ogni tanto racconta delle storie che tra le righe raccontano anche dei conflitti, della guerra fredda, dei regimi politici che furono e che sono nel territorio post-jugoslavo. Quindi dedicherò solo qualche riga sull’ultimo colpo della scomposizione ed etnicizzazione di quell’area geo-politica. La situazione kossovara è complessa, ma tutti possono rendersene conto dell’effetto destabilizzante che può avere, intuendo che dietro una secessione del genere, forse tra le più grottesche dall’inizio del novecento, si intravede lo stesso modello che si è sperimentato altrove. Una strategia iniziata dall’inizio degli anni ottanta se non prima, alla quale hanno contribuito, volenti o nolenti, anche i governi che si sono succeduti dopo Tito, smantellando il sistema dei diritti multietnici, per arrivare all’apoteosi di Milosevic. Sul governo Thachi invece, credo che qualsiasi commento sia superfluo – un buco nero in mezzo all’Europa che ospita la più grande base militare USA dell’area, uno statarello canaglia che si regge su basi tribali e gestisce traffico d’armi, d’eroina e di prostituzione, nonchè servo fedele dei falchi di Washington. Tuttavia i sostenitori e finanziatori del Kosovo indipendente non vanno sottovalutati (come un certo Sig. Pacolli) e il caso non va visto come un’eccezione – Kosovo è il futuro, l’emblema del nuovo (Dis)Ordine mondiale. Le radici dello scontro quindi non vanno ricercate negli albori della storia e "nell’odio atavico" che investe le "selvagge" popolazioni balcaniche, come piace affermare a molti mistificatori e creatori del consenso (di Washington). Spesso è sufficente tornare alla Seconda guerra mondiale per capirci qualcosina di più, per questo vi propongo questa fotografia dall’archivio dell’ANPI, che forse aiuta un po’ a dare l’idea di continuità e dell’insieme, senza rimanere imprigionati nell’eterno presente. Tutto questo senza voler fare facili paragoni, anzi ora che i giochi sono fatti, speriamo nell’inaspettato e auguriamo una felice emancipazione ai kossovari.
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