Satan Panonski
December 12th, 2006

Comunque Satan rimane un “artista” a 360°: scriveva poesie e racconti, componeva strazianti canzoni punk, disegnava fumetti e cantava. In Germania conosce la scena punk che l’ha influenzato molto. Nel 1981 in una rissa con i mafiosetti locali uccide un uomo. Condannato a dieci anni di carcere, ma molto presto viene trasferito in un manicomio criminale vicino Zagabria. Lì inizia a scrivere senza sosta. Prime cose vengono pubblicate nel 1986, mentre partecipa alla compilation “Bombardamento di New York” nel ’88. Il primo album completo è “Giochi olimpici nucleari”. Ha fatto tantissimo concerti e performance. Si muove nella scena alternativa ex-jugoslava (Belgrado, Zagabria, Ljubljana) e cattura l’attenzione dei media. Periodicamente viene rinchiuso ancora nei manicomi e viene rilasciato definitivamente solo nel 1990. Lo stesso anno pubblica una raccolta di poesie. Fino all’inizio della guerra Serbo-Croata nel 1991 tiene ancora alcuni concerti e poi viene arruolato e muore sul fronte dopo neanche un ‘anno. Alcuni critici dicono che è stato il primo poeta “hard-core-queer” anche se in modo dark masochista, ossessionato dalla violenza, dal crimine e dallo stupro. Sarà definito in modi più svariati: “un grande bambino”, “vittima delle manipolazioni”, “teatrale”, “un pazzo”, “un genio e un santo”. Oggi è un personaggio mitico che suscita attenzione di giornalisti e critici, ma quelli che ne tramandano la memoria viva sono i punk di ieri e di oggi.
Sulle playlist di Balkan Rock lo sentirete spesso.
Durante la guerra civile riscopre la “normalità” arruolandosi volontario nell’esercito (e forse proprio per questo l’hanno rilasciato dal manicomio); esibendosi con slogan trucidi anti-serbi, abbraccia la causa nazionalista in netta contraddizione con ciò che diceva solo 10 anni prima, ma la pretesa di coerenza da Satan è la cosa più inutile del mondo…