Per chi ha un account su FB può iscriversi al gruppo “Balkan Rock“, è un modo di mettere in contatto tutti coloro che seguono il blog e coltivano interessi per le questioni balcaniche e “jugoslaviste”. Riporto qui la presentazione del gruppo:
Balkan Rock nasce come una trasmissione della defunta web-radio “Radiohacktive“, parlando della scena rock ex-jugoslava e del suo ruolo particolare come sottocultura giovanile. Ciò che univa i giovani a partire dagli anni settanta non era più la rettorica del regime ma il rock’n’roll. Se ci fu una risposta dal basso all’ascesa dei nazionalismi e all’artero sclerosi del Partito non era un movimento politico ma “Novi Talas” (new wave e punk come fu definito nella ex-Jugoslavia). Oggi infatti in molti riflettono su questo fenomeno e sulle eredità che ha lasciato – Balkan Rock” si è posto come l’obiettivo quello di far conoscere i pezzetti di questo mondo. Dopo la scomparsa di Radiohacktive, è rimasto soltanto il blog che ha ampliato un po’ i temi trattati allargandoli alla “pop-culture” ex e post jugoslava: dal cinema alle leggende metropolitane, dalla letteratura ai consumi di massa nell’era socialista, dalla guerra civile ai movimenti controculturali di oggi.
Per qualsiasi commento, suggerimento o domanda, sentitevi liberi di contattarmi.
Da Carmillaonline del 10/07/2009
Autore del bellissimo e giustamente celebrato Balkan bang! (Perdisa, € 16; qui il sito ufficiale),
Alberto Custerlina si propone come una delle voci più sicure del genere
nero italiano. Scrittura rapida, scosse di suspence repentine, intrecci
geopolitici complessi e – ciò che conta – più realistici di quanto sia
possibile supporre, si accompagnano a una visionarietà che impressiona
e a un’esotismo acido e fantasmagorico. Potenziale agente mutageno del
thriller internazionale, questo autore è una delle scommesse già vinte
del noir nostrano, sulla scia che va tracciando da anni Alan Altieri.
Quanto a noi di “Carmilla”, siamo onorati di ospitare un racconto
inedito di Custerlina, che ringraziamo per il permesso di pubblicazione.
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Autunno 1994. Una delle piazze centrali di Belgrado. Arriva una vecchia mercedes nera. La città è tetra, non tanto per la sua architettura a metà strada tra lo stile mittel europeo e quello real-socialista, ma per il clima che si respira: siamo a metà degli anni novanta e la guerra non è ancora finita, l’embargo ha fermato tutto tranne il contrabbando, i profughi arrivano dalle Krajine e dalla Bosnia mentre imperversa un diffuso senso di angoscia e isolamento. Dopo un attimo di esitazione si apre la portiera posteriore della mercedes e lui scende in divisa da maresciallo, quella delle grandi occasioni, cappotto sulle spalle, occhiali scuri, medaglie e riconoscenze sulla giacca. Si proprio lui, il compagno Tito è tornato dall’aldilà. Ne ha sentite di tutti i colori là sù e ha deciso di accertarsi di persona, di capire che cosa sia andato storto e dove ha sbagliato se l’Unità e Fratellanza sono andate a farsi benedire dopo appena dieci anni dalla sua scomparsa. Dopo essersi congedato dal suo autista grasso e dall’aria tonta, Tito si avventura tra le vie di Belgrado per incontrare i suoi fratelli serbi e cercare le risposte.
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Prshuta Rec. è probabilmente la prima netlabel montenegrina che pubblica la musica sotto le licenze Creative Commons. Mentre nelle altre repubbliche ex jugoslave si moltiplicano piccole etichette indipendenti, netlabels e autoproduzioni di vario genere, in Montenegro la ripresa del fermento “underground” si è attardata o ha faticato ad attecchire. Forse questo progetto segnerà un’inversione di tendenza. Fondato da pochi individui, alcuni Dj a tempo perso e appassionati di musica elettronica, ma non solo; già tra le prime 4 uscite di Prshuta Rec. si trova un po’ di tutto: italo-disco, hip-hop, alternative rock, tecno-trance, e non mancheranno deviazioni verso punk, noiz e experimental. Tutto molto casereccio e con una predisposizione per gusti “weird”. Si prospettano cose interessanti se la cosa avrà continuità. Naturalmente il tutto liberamente scaricabile da questa pagina.
Anti-nato reggae from serbia, with a leading vocal from sudan…Fc Apatride Utd
http://www.youtube.com/watch?v=RNcPrDTF39w
Articolo interessante sul cinema jugoslavo trovato su osservatoriobalcani.org
Il cinema, come strumento fondamentale per mantenere viva la memoria della Lotta di Liberazione da cui era sorta la Nuova Jugoslavia. Dietro all’apparente staticità delle immagini del ”partizanski film” emergono elementi molto utili a comprendere le vicende di un paese che non c’è più
di Marco Abram*
Nella Jugoslavia socialista il quadro della memoria ufficiale rimase statico e nitido per molto tempo, conoscendo le prime incrinature neglianni ’60 ma andando realmente in crisi solo nel decennio che precedette la disgregazione dello stato. Per mantenere salda quest’immagine Tito ebbe a disposizione uno strumento che, fino a quel momento, in Jugoslavia non aveva conosciuto un particolare sviluppo: il cinema.
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Bijela – paesino sulla costa montenegrina, noto solo per un cantiere navale, più o meno in fallimento da decenni in un infinito braccio di ferro tra gli investitori esteri interessati ad acquistarlo – forse si è concluso qualcosa, o forse no – non ho approffondito. “Brodogradiliste Bijela” è uno strano ricetacolo di umanità varia in cui ti accorgi che nella “Montecarlo dell’Adriatico” esiste anche una classe operaia, occultata diligentemente, considerando che non giova all’immagine di un paese in piena ascesa. I lavoratori godono di fama dei grandi bevitori, soprattutto i veterani dei mercantili transoceanici o i più giovani ancora pronti a mettere a dura prova il proprio fegato. Si lavora tanto e male, si fa anche del astensionismo e del sabotaggio, ma raramente con qualche rivendicazione sindacale e mai quella politica.
Qualche anno fa un giovane operaio allora ventenne, appassionato del hip-hop e della musica elettronica, decide di fare una canzone che si ispira al suo luogo di lavoro, raccontando in prima persona la vita di un “loser” sull’orlo del delirio (tremens?), facendosi chiamare Mazzutto. Perchè questo nome italianeggiante? “Da Mazut”: un combustibile industriale derivato di petrolio che viene utilizzato molto sulle navi mercantili; pulire le caldaie che vanno a quella sostanza è un vero e proprio supplizio e te la senti appiccicata addosso per il resto dei tuoi giorni. “Mazzutto” preso bene dal suo nuovo progetto decide anche di girare un video, dove usa come comparse i suoi colleghi di lavoro – facce degne di un film di Fellini o di primo Makavejev. Un video amatoriale e un “one man band” casereccio, ma personalmente mi hanno suscitato l’entusiasmo quelle immagini strampallate e le rime in dialetto delle Bocche di Cattaro che comunque non renderebbero una volta tradotte. Ma ecco il video.
Kooperacija Sjaj
1993 Bosnia occidentale:
un piccolo contingente croato deve attraversare le linee nemiche per raggiungere il grosso delle truppe, dopo essere rimasto isolato. E’ composto da riservisti e volontari, uno diverso dall’altro. Situazione tipica della guerra in Bosnia: ordini vaghi, scarsa o nessuna disciplina, il nemico difficilmente individuabile diventa chiunque, chi è più avvezzo alla guerra comanda. Devono attraversare una radura e un vecchio cimitero turco, un luogo avvolto da un alone minaccioso e crudele, luogo dove giacciono conquistatori e conquistati, patrioti e traditori…
1943 Bosnia occidentale:
un nuovo comandante viene assegnato ad un drappello dell’esercito collaborazionista degli ustascia, intransigente, invasato e autoritario. Gli uomini combattono una guerra che non sentono propria fino in fondo, qualcuno cede dopo aver saputo della morte dei familiari, qualcuno perchè non è in grado di sparare alla gente inerme e disarmata. Inseguiti dai partigiani si imbattono in un vecchio cimitero turco dove ha luogo un feroce scontro a fuoco…
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VIS* Sanjalice era la prima band femminile ex-jugoslava. Si è formata nel 1964 e faceva principalmente le cover delle band straniere. Inizialmente erano un gruppo misto, per poi diventare un quartetto femminile. Se era una scelta di emancipazione dietro le spinte femministe di allora, oggi è difficile dirlo, ma a livello dell’immaginario sicuramente ha rappresentato una novità sotto quell’aspetto. Per un periodo hanno avuto il loro momento di gloria ma già nel 1969 si erano sciolte per dedicarsi all’università.
Ascolta VIS Sanjalice – Znam da ces se vratiti
*VIS sta per "Vokalno Instrumentalni Sastav" – complesso vocale-strumentale