Da Carmillaonline del 10/07/2009
Autore del bellissimo e giustamente celebrato Balkan bang! (Perdisa, € 16; qui il sito ufficiale),
Alberto Custerlina si propone come una delle voci più sicure del genere
nero italiano. Scrittura rapida, scosse di suspence repentine, intrecci
geopolitici complessi e – ciò che conta – più realistici di quanto sia
possibile supporre, si accompagnano a una visionarietà che impressiona
e a un’esotismo acido e fantasmagorico. Potenziale agente mutageno del
thriller internazionale, questo autore è una delle scommesse già vinte
del noir nostrano, sulla scia che va tracciando da anni Alan Altieri.
Quanto a noi di “Carmilla”, siamo onorati di ospitare un racconto
inedito di Custerlina, che ringraziamo per il permesso di pubblicazione.
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Autunno 1994. Una delle piazze centrali di Belgrado. Arriva una vecchia mercedes nera. La città è tetra, non tanto per la sua architettura a metà strada tra lo stile mittel europeo e quello real-socialista, ma per il clima che si respira: siamo a metà degli anni novanta e la guerra non è ancora finita, l’embargo ha fermato tutto tranne il contrabbando, i profughi arrivano dalle Krajine e dalla Bosnia mentre imperversa un diffuso senso di angoscia e isolamento. Dopo un attimo di esitazione si apre la portiera posteriore della mercedes e lui scende in divisa da maresciallo, quella delle grandi occasioni, cappotto sulle spalle, occhiali scuri, medaglie e riconoscenze sulla giacca. Si proprio lui, il compagno Tito è tornato dall’aldilà. Ne ha sentite di tutti i colori là sù e ha deciso di accertarsi di persona, di capire che cosa sia andato storto e dove ha sbagliato se l’Unità e Fratellanza sono andate a farsi benedire dopo appena dieci anni dalla sua scomparsa. Dopo essersi congedato dal suo autista grasso e dall’aria tonta, Tito si avventura tra le vie di Belgrado per incontrare i suoi fratelli serbi e cercare le risposte.
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